(g.s.) – La città di Avigliano, in provincia di Potenza, ricorda domani, 7 luglio 2018, uno dei suoi cittadini più illustri nel centenario della nascita. A padre Virgilio Corbo (1918-1991), frate minore e archeologo della Custodia di Terra Santa, verranno dedicati, nel pomeriggio, un convegno e l’inaugurazione di una mostra fotografica, iniziative alle quali contribuiscono la municipalità, la parrocchia di Santa Maria del Carmine, il Consiglio regionale della Basilicata e la sezione lucana dell’Unione stampa cattolica italiana (Ucsi).
Alle 18 nella basilica di Santa Maria del Carmine sarà celebrata una messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, mons. Salvatore Ligorio, che concluderà anche il convegno. Al quale prenderanno parte, in veste di relatori, il professor Virgilio Costa, dell’Università Tor Vergata di Roma; don Cesare Marcheselli Casale, già docente presso la Facoltà teologica dell’Italia meridionale a Napoli e professore invitato allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e fra Sergio Galdi, commissario generale di Terra Santa di Napoli. Ciascuno metterà in luce un aspetto della personalità e della biografia del religioso lucano.
Corbo fu tra i pionieri dell’archeologia francescana in Terra Santa. Condusse scavi importanti in vari siti quali l’Herodion (1961-67), il Santo Sepolcro (1961-82), Cafarnao (1968-90), Macheronte (1978-81). Il frate rese noti i suoi risultati in pubblicazioni a carattere scientifico e fece parte del corpo docente dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Il suo nome è legato specialmente a due luoghi santi: il Santo sepolcro e Cafarnao, la città dell’apostolo san Pietro, dove il Signore Gesù trascorse alcuni anni della sua vita pubblica.
Fra Galdi, nel suo intervento, tratteggerà un profilo di fra Virgilio, in quanto francescano innamorato della Terra Santa. Gli piace sottolineare un aspetto della biografia di Corbo: «Come Cristo, a sua perpetua imitazione, padre Corbo elesse Cafarnao come città del suo cuore e del suo spirito, come pagina sulla quale tracciare le entusiasmanti analisi dei reperti archeologici che portava alla luce da solo o, più spesso ancora, con l’amico che come lui era divenuto cittadino di Cafarnao, padre Stanislao Loffreda».
Scriveva di sé il frate aviglianese: «Sono nativo della Lucania e attaccato alla mia terra, ma sono venuto in Palestina da ragazzino, a dieci anni. Nella terra di Gesù ho vissuto un’esperienza unica che mi ha fatto comprendere la storia del Cristianesimo e la bellezza del Vangelo. E questa esperienza continua ancora con risvolti, sorprese, scoperte sempre più interessanti: per questo ho deciso di restare sempre in Terra Santa, al servizio del Vangelo e della scienza».