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Fratello Sole che illumini le case

Federico Verbani
27 giugno 2018
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Fratello Sole che illumini le case
Beit Jala (Betlemme), i pannelli solari della scuola cattolica (foto: patriarcato latino di Gerusalemme)

Impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole cattoliche palestinesi, anche a Gaza. Rispetto dell’ambiente e risparmio di risorse. Un modo per vivere in concreto la Laudato si’.


In Palestina il patriarcato latino ha installato impianti fotovoltaici nelle sue scuole in cinque città: Ramallah (Ahliya College), Bir Zeit, Aboud, Beit Jala e Gaza. L’iniziativa di riconversione energetica è partita due anni fa con aiuti internazionali. Nel caso di Gaza, i fondi sono arrivati dal consolato italiano. Presto l’installazione riguarderà anche la scuola di Zababdeh, presso Jenin. Di questo sistema rispettoso dell’ambiente beneficiano non solo le scuole del patriarcato, ma anche diversi edifici adiacenti: asili, case dei sacerdoti e, nel caso di Beit Jala, il seminario patriarcale latino e la tipografia. «Queste scuole sono in grado di ridurre quasi a zero le spese per il consumo di elettricità – sottolinea Habib Sleibi, ingegnere in servizio al patriarcato –, mentre l’energia generata nel seminario è in grado di coprire circa il 60 per cento del consumo».

In un territorio che gode di più di 300 giorni all’anno di sole, l’installazione di pannelli solari fotovoltaici rappresenta il metodo più logico per generare elettricità pulita. «Certamente la nostra regione è molto ricca di energia solare, specialmente nelle zone costiere e di montagna – aggiunge Sleibi –. Anche in condizioni di nuvolosità, con i nuovi modelli fotovoltaici, l’elettricità può essere generata con elevati tassi di efficienza».

Di fronte alla crisi dell’energia elettrica a Gaza, il sistema fotovoltaico rappresenta una soluzione più che necessaria. L’anno scorso nella Striscia la disponibilità di energia nelle case è stata di 4-8 ore giornaliere, a seconda dei mesi, con ricadute drammatiche sulle strutture sanitarie, i servizi idrici e fognari, la produzione agricola.

Tra le realtà cristiane del Medio oriente, «pioniera» è stata nel 2014 la parrocchia dei Dodici Apostoli di Zarqa, la prima a dotarsi di pannelli solari per produrre energia in proprio (da 50 a 60 chilowattora al giorno, anche d’inverno). L’iniziativa fu del parroco, il padre betharramita Elia Kurzum, con il sostegno economico dell’organizzazione francese Oeuvre d’Orient. L’esempio è stato poi seguito in Giordania da altre cinque parrocchie e dalle scuole a Wasiyeh, Madaba e Karak.

Due anni fa anche le scuole del patriarcato latino in Palestina hanno avviato progetti simili e possono così risparmiare fondi da destinare alle infrastrutture e alla didattica.

La produzione di energia pulita, ricorrendo a fonti rinnovabili e rispondendo a domande urgenti di sviluppo sostenibile, è coerente con le indicazioni che i pontefici hanno dato negli ultimi decenni in diverse encicliche, a sostegno della protezione dell’ambiente. Papa Francesco nella Laudato si’ ha esortato tutti gli essere umani a «prendersi cura della nostra casa comune».

Lo scorso marzo in un convegno interreligioso a Gerusalemme si è discusso di ecologia integrale. In quell’occasione, il cardinale Peter Turkson, responsabile del dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, ha sottolineato che «l’ecologia integrale è inseparabile dal concetto di società integrale», dove la preoccupazione per l’ambiente non può essere separata da quella per i poveri e la giustizia. Interrogato sulle terribili condizioni di vita nella Striscia di Gaza, il cardinale ha osservato che serve uno sforzo ecumenico per un cambiamento, partendo dal basso. Come ad esempio è stato nella parrocchia della Santa Famiglia di Gaza, dove si sono attivati perché tutto il complesso facesse affidamento sull’impianto fotovoltaico per gestire le necessità energetiche quotidiane della chiesa, delle due scuole, dell’asilo e delle case del sacerdote e delle suore. Ma il progetto non è concluso e il discorso sulla sostenibilità rimane aperto. L’ingegner Slebi afferma che «in 15 anni questi sistemi potranno funzionare in modo efficiente. Perciò abbiamo bisogno di tecnici qualificati che siano in grado di gestirli e fornire manutenzione costante».

C’è l’impegno a diffondere la consapevolezza del rispetto ambientale. Nel realizzare il progetto di Gaza, le aziende che hanno installato l’impianto, hanno anche offerto corsi agli studenti di 10-14 anni, affrontando i temi delle tecnologie «verdi» e della riduzione dell’inquinamento atmosferico.

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