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Bambini e rifugiati, la voce di fra Luke dall’Egeo

Terrasanta.net
19 giugno 2018
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Bambini e rifugiati, la voce di fra Luke dall’Egeo
Fra John Luke Gregory con alcuni piccoli siriani a Leros.

20 giugno: nella giornata mondiale dedicata ai rifugiati, il frate che continua ad aiutare tanti boat-people nelle isole del Dodecaneso ci ricorda il valore di ogni persona


L’ultimo naufragio è avvenuto domenica 3 giugno, quando un motoscafo partito dalla città di Demre, a sud-ovest della Turchia, è affondato e nove persone sono morte. Tra loro c’erano sei bambini. Si pensa che fosse diretto verso l’approdo europeo più vicino, la piccola isola greca di Castelrosso, ma l’imbarcazione non è mai arrivata.

Anche se dopo gli accordi tra Bruxelles e Ankara del marzo 2016 è nettamente diminuito il numero di persone che tentano la via del mare dalla Turchia, gli sbarchi nelle isole sudorientali della Grecia non si sono mai azzerati e le rotte dell’Egeo e dei Balcani non sono scomparse, come riportato anche nel numero di maggio-giugno 2018 della rivista Terrasanta.

«Non si sente più parlare dei rifugiati che continuano ad affrontare la pericolosa traversata del mare verso le isole del Dodecaneso – denuncia fra John Luke Gregory, frate della Custodia di Terra Santa cui sono affidate le parrocchie latine di Rodi e di Kos –. Il fenomeno è quasi scomparso, ma siriani, iracheni, iraniani, afghani, curdi e altri continuano ad arrivare e molti sono bambini».

Il 20 giugno come ogni anno è la giornata dedicata ai rifugiati e al ricordo della loro condizione. Il numero di sfollati e rifugiati è tragicamente cresciuto negli ultimi anni, soprattutto a causa dei conflitti mediorientali, mentre i richiedenti asilo in arrivo dall’Africa – è cronaca di questi giorni – sono sempre più oggetto di strumentalizzazioni politiche.  

Fra Luke ha affrontato l’arrivo in massa di boat-people nel 2015 e 2016. Tra Rodi e le isole vicine, non ha smesso di adoperarsi per aiutare famiglie e minori che ancora oggi sono bloccati e ai quali la Grecia non riesce a dare risposte adeguate. A Kos, ad esempio, è stato predisposto un hotspot per 600 persone che in realtà ne ospita fino a 3 mila. La principale struttura di Rodi invece è l’ex mattatoio, racconta fra Luke, un luogo sinistro dove le persone sono alloggiate tra i ganci usati un tempo per animali macellati.

Questo inglese magro con gli occhi chiari e il saio, sempre disponibile a un sorriso, ha esperienza di dialogo a tutto campo nella ricerca di soluzioni ai problemi sempre nuovi: in primis con i greci, in maggioranza ortodossi; con i tanti turisti dell’Europa benestante che in estate si riversano sui litorali del Dodecaneso; con i profughi, perlopiù musulmani. Dalla Terra Santa ha fatto giungere testi scolastici in arabo per i bambini che non vengono inseriti nelle scuole elleniche. Coinvolge i fedeli cattolici delle sue parrocchie, molti dei quali sono immigrati filippini, nell’azione quotidiana di distribuzione di aiuti, pacchi alimentari, medicinali, indumenti.

Un impegno a volte silenzioso, ma costante, nel quale i confratelli della Custodia di Terra Santa non vogliono lasciarlo solo. I commissari di lingua italiana hanno visitato Rodi nell’ottobre 2017. Fra le diverse iniziative, hanno voluto la pubblicazione di un libro illustrato per bambini, Rifugiata  (Ets 2018) perché non si dimentichino i bambini profughi, molti non accompagnati, e i cui proventi sono destinati a progetti sociali.

Fra Luke in maggio ha portato la sua testimonianza in tre incontri pubblici a Napoli, Roma e Milano, raccontando le condizioni in cui vivono ancora i richiedenti asilo sbarcati nelle isole e rimasti bloccati, le difficoltà che ha la Grecia a fare fronte alle richieste di aiuto, condividendo lo strazio per i piccoli morti in mare.

A Leros, la generosità di chi non ha

Nel suo ultimo comunicato, fra Luke ha parole di speranza. Alla fine di maggio a Leros, una piccola isola con 8 mila abitanti che fa parte della sua missione, l’ambasciatore italiano in Grecia, Luigi Marras, ha inaugurato un giardino, memoriale dei soldati italiani caduti in guerra, e un centro culturale animato da una coppia di italiani che abita in questo lembo di Grecia fra cielo e mare. Fra Luke era presente alla cerimonia e ha raccontato i suoi incontri: «Ero seduto nel giardino, quando due bambini si sono avvicinati e mi hanno chiesto in arabo se fossi l’imam. Ho sorriso e ho risposto che ero il prete cattolico. Volevano saperne di più, erano incuriositi dalla mia corona del rosario, dalla croce appesa. In un attimo sono stato circondato da piccoli, contenti di condividere le loro storie e di presentarmi i loro familiari».

Con le monete date loro da un papà, hanno comprato dei biscotti e li hanno condivisi con fra Luke. «Per me non è stata una sorpresa vederli aprire i loro preziosi biscotti e offrirli a tutti i presenti, sapendo l’importanza dell’ospitalità mediorientale e il loro naturale bisogno di condividere. Ero così commosso da questo gesto generoso e spontaneo: hanno così poco, eppure quel poco lo offrono agli altri, automaticamente».

Fra Luke osserva che i bambini restano bambini e gli orrori cui hanno assistito possono anche essere dimenticati in un momento gioioso. «Ringrazio Dio se siamo capaci di aiutare i rifugiati e i poveri in queste isole seguendo l’esempio di san Francesco. Questi bambini hanno molto da insegnare ai ricchi di questo mondo». (f.p.)

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