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Gaza: per il Papa la violenza non porta mai alla pace

Christophe Lafontaine
17 maggio 2018
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Gaza: per il Papa la violenza non porta mai alla pace
Papa Francesco condanna le violenze a Gaza, mentre il Guatemala è il secondo paese ad aprire un'ambasciata a Gerusalemme. (Foto B. Arcayan/Wikimedia Commons)


Papa Francesco si è detto molto preoccupato per le violenze in Terra Santa. Sabato 19 maggio i cattolici europei si uniscono alla Chiesa di Gerusalemme nella preghiera per la pace e la difesa della vita.


«Invito tutte le parti in causa e la comunità internazionale a rinnovare l’impegno perché prevalgano il dialogo, la giustizia e la pace», ha dichiarato il Papa, in occasione della tradizionale udienza generale del mercoledí in Vaticano. Per il Pontefice «la spirale di violenza» che tocca la Terra Santa «allontana sempre più dalla via della pace, del dialogo e dei negoziati». Il Papa non ha mai nascosto la posizione della Santa Sede, che consiste nel difendere lo status quo in vigore a Gerusalemme e la ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi per una soluzione basata sull’esistenza di due Stati. La Chiesa aveva del resto fortemente criticato il progetto del trasferimento dell’ambasciata degli Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, scelta che non avrebbe certamente contribuito alla pace. Due giorni dopo il trasferimento americano, anche il Guatemala ha inaugurato questo mercoledi a Gerusalemme la sua ambasciata, seguendo l’esempio degli Stati Uniti. Da notare che il presidente del Paese centroamericano è un cristiano evangelico, come quasi la metà dei guatemaltechi. Secondo i cristiani evangelici a un ritorno di Gesù sulla Terra seguirà un riconoscimento di Israele come Stato ebraico, con Gerusalemme capitale.

«Ribadisco – ha inoltre affermato il Papa – che non è mai l’uso della violenza che porta alla pace». «Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza». Dichiarandosi «molto preoccupato e rattristato per l’acuirsi delle tensioni in Terra Santa e in Medio Oriente», il Papa ha voluto anche esprimere il suo «grande dolore per i morti e i feriti» e di essere «vicino con la preghiera e l’affetto a tutti coloro che soffrono». Quasi 60 palestinesi della Striscia di Gaza, tra cui un bambino di otto mesi, sono caduti sotto le bombe israeliane lunedí 14 e martedí 15 maggio e circa 2.500 persone sono rimaste ferite.

Proteggere la vita a ogni costo

Nella stessa giornata il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) ha pubblicato un breve comunicato per esprimere vicinanza ai cattolici della Terra Santa, per deplorare «l’ennesima esplosione di odio e violenza, che sta insanguinando ancora una volta la Terra Santa» in questi giorni.

L’organismo, che unisce i presidenti delle conferenze episcopali d’Europa, ha accolto volentieri «l’invito dell’Amministratore Apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, a pregare per la pace in Terra Santa». E chiama i fedeli e le comunità «a unirsi alla preghiera della Chiesa di Gerusalemme, attraverso un tempo di raccoglimento e di preghiera per la pace e la difesa della vita ad ogni costo, sabato 19 maggio, vigilia di Pentecoste».

I firmatari, tra cui l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, che è presidente della CCEE, non hanno mancato di ricordare che «la pace e la vita umana sono beni ai quali non si può rinunciare e che si pongono al di sopra di ogni interesse, nazionale e internazionale».

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