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Pasqua ortodossa, a Gerusalemme il Sabato della luce

Beatrice Guarrera
6 aprile 2018
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Ricorre domenica 8 aprile la Pasqua ortodossa. A Gerusalemme il rito più suggestivo e atteso è quello del Fuoco Santo, presieduto dal patriarca greco ortodosso Theophilos III.


Gerusalemme sta vivendo in questi giorni la sua seconda Settimana Santa. Dopo i cattolici, sono le Chiese ortodosse ad aspettare con trepidazione la domenica di Pasqua che, secondo il calendario giuliano da loro seguito, sarà l’8 aprile. Sono ore intense quelle del Triduo Pasquale, che culmineranno con la cerimonia del Fuoco Santo, l’evento più atteso dell’anno per i cristiani ortodossi. In quello che è chiamato in arabo sabt el nur, il «sabato della luce», si svolgerà nella basilica della Resurrezione (o del Santo Sepolcro) un rito antichissimo con il quale il popolo di pellegrini e fedeli ortodossi aspetterà il miracolo della venuta del Fuoco Santo dal cielo al Santo Sepolcro.

Il rito si svolge nella stessa identica maniera da almeno sei secoli. Di mattina la stanza dell’Edicola che contiene la tomba vuota di Cristo viene ispezionata e sigillata con una mistura di miele e cera. I giovani locali dal quartiere cristiano entrano in chiesa in processione, mentre armeni, copti e siriaci chiamano il patriarca greco-ortodosso, senza il quale – dicono – non può avvenire il miracolo. A mezzogiorno il patriarca entra in chiesa tra i canti tradizionali e, in processione solenne, gira per tre volte intorno alla Tomba. Nel frattempo, il sacrestano porta nella Tomba la lampada che contiene un fuoco perenne, che viene spenta solo una volta l’anno, la mattina di questo sabato speciale, per permettere che venga accesa dal Fuoco Santo. Al termine del terzo giro, il patriarca greco-ortodosso entra da solo nell’Edicola, portando due fasci di 33 candele, seguito dal patriarca armeno che resterà nell’anticamera (la cappella dell’Angelo) e sarà il solo testimone. Lì, inginocchiato, l’ecclesiastico greco recita una speciale preghiera per la venuta del Fuoco. In quel momento una luce scende nella Tomba e accende la lampada. Il patriarca esce per distribuire il Fuoco Santo, che passa di mano in mano per raggiungere i fedeli accalcati nella basilica e, conservato nelle lampade portate dai pellegrini, anche quelli di altri Paesi lontani. Il Fuoco Santo, secondo la tradizione, non scotta durante i primi minuti e, tra lacrime, canti e gioia, i fedeli passano le mani e il volto tra le fiamme.

In questi giorni in cui il Santo Sepolcro è affollatissimo di turisti e soprattutto di cristiani ortodossi da tutto il mondo, i religiosi francescani, greco-ortodossi e armeni, che lì risiedono, si muovono indaffarati da una parte all’altra della chiesa. Lì dove le cose devono rimanere nello stato in cui sono (come stabilisce lo Status Quo) e in cui neppure l’orario può cambiare (nella chiesa si ignora l’ora legale), nelle due Settimane Sante consecutive, si sono ripetuti gli stessi riti di sempre.

«Anche uno di noi francescani sarà davanti alla Tomba, durante la cerimonia del Fuoco Santo – spiega fra Sinisa Srebrenovic, sacrestano francescano del Santo Sepolcro –. Così, infatti, è per tutti i riti e le processioni che si svolgono intorno all’Edicola». Il frate di origine croate ha assistito lo scorso anno per la prima volta al rito del Fuoco Santo e assicura che è un’esperienza molto forte. «L’importante in questo rito è ciò che il Fuoco rappresenta per i fedeli, la fede con cui aspettano questo momento», afferma fra Sinisa.

Secondo alcune fonti, datate dal Nono al Quindicesimo secolo, nel momento in cui il Fuoco Santo discendeva del cielo, l’Edicola era vuota e il patriarca aspettava all’entrata del tempietto. Secondo gli ortodossi, quando la fiamma discendeva dal cielo, appariva una luce incandescente all’interno della Tomba che accendeva la lampada. Il musulmano custode delle chiavi rimuoveva il sigillo dall’entrata per far entrare il Patriarca, che prelevava in quel momento il Fuoco Santo. La validità del miracolo, essendo in quel momento la Tomba vuota, era talmente riconosciuta, che anche i musulmani residenti partecipavano al rito e trasportavano il Fuoco Santo nelle loro case.

Secondo Haris Skarlakidis, autore di Fuoco Santo. Il miracolo del Sabato Santo alla Tomba di Cristo (Elaia edizioni, Atene 2011), la prima manifestazione del Fuoco Santo si verificò nel momento della resurrezione di Gesù, in cui una forte luce illuminò il sepolcro di Cristo e fu vista anche dai testimoni della risurrezione.

Il Fuoco Santo cominciò ad apparire fin da quando la chiesa delle Resurrezione fu costruita tra il 326 e il 336 d.C. Secondo la tradizione, riferita anche dallo storico arabo al-Masudi, l’armeno san Gregorio Illuminatore, morto nel 331, è indicato come colui che pose per primo la lampada del fuoco perenne, accesa ogni anno da una «luce immateriale», dopo le preghiere del santo a Dio. San Teodoro di Edessa (776-856) è la seconda figura più antica a cui si associa il Fuoco Santo. In una sua biografia dell’860, si attesta che le lampade del Santo Sepolcro furono accese da una luce celeste.

Dal Nono secolo in poi, ci sono diverse attestazioni scritte che fanno riferimento al miracolo del Fuoco Santo.

Nel corso dei secoli e delle conquiste di Gerusalemme, fu dimostrato che la discesa del Fuoco Santo dipendeva dalla presenza del patriarca greco-ortodosso. Si racconta, infatti, che i crociati nel 1101 non riuscirono a far sì che scendesse il Fuoco Santo, ma quando si allontanarono dalla chiesa, il patriarca greco e quello siriaco ripeterono il rito, ottenendo risposta positiva alle loro preghiere…

Anche nel 1579 il patriarca armeno pregò per ottenere il Fuoco Santo, ma la fiamma colpì miracolosamente una colonna vicino all’ingresso del Santo Sepolcro e accese una candela tenuta dal patriarca greco-ortodosso, il quale si trovava in piedi nelle vicinanze. È per questo che ancora oggi molti cristiani ortodossi venerano questa colonna, la cui grande fenditura è attribuita alla discesa del Fuoco Santo.

Anche in questo 2018 il rito si ripete. Sarà il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III, a presiederlo.

 

Ultimo aggiornamento: 11/04/2018 15:51

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