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A Gerusalemme visite guidate contro il progetto di cabinovia

Paul Turban
10 aprile 2018
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L'ong israeliana Emek Shaveh denuncia, con visite sul campo, il progetto di una funivia nel cielo di Gerusalemme. L'idea viene considerata poco pertinente e una forma di inquinamento paesaggistico. 


Un progetto ideologico, irrispettoso del paesaggio e di dubbia pertinenza. Sono in sintesi le critiche indirizzate da Yonathan Mizrachi al progetto di cabinovia a Gerusalemme (cfr La cabinovia che divide). L’ong israeliana Emek Shaveh di cui è responsabile è impegnata contro la strumentalizzazione a fini politici delle vestigia archeologiche. Alle visite guidate che questa ong organizza si è aggiunto di recente un nuovo percorso sui luoghi destinati a essere attraversati dai cavi di una cabinovia. Se l’obiettivo ufficiale di questo nuovo sistema di trasporto è di rendere più scorrevole il traffico di Gerusalemme, l’associazione intende dimostrare che c’è altro. Il sindaco, Nir Barkat, membro del partito di destra Likud, nel 2016 aveva dichiarato che «questo progetto servirà a chiarire nuovamente a chi appartiene questa città».

La funivia dovrebbe permettere di trasportare tremila persona all’ora da Gerusalemme Ovest alla Città vecchia, con un previsto prolungamento fino al Monte degli Ulivi, anche se l’esatto tracciato non è ancora definito. Il collegamento partirà dall’attuale First Station, nome dato alla vecchia stazione ferroviaria, situata nel lato israeliano della linea verde del 1949, a sud-ovest della città vecchia. Dirigendosi a est, una volta arrivata ai piedi del quartiere di Abu Tor, la cabinovia dovrebbe deviare di 90° per attraversare la valle dell’Hinnom (Geenna) e al Monte Sion, fare tappa nei pressi del cimitero cattolico. Da lì scenderebbe verso la Porta del letame per arrivare in prossimità del Centro Kedem, un progetto destinato ai turisti nei pressi del villaggio palestinese di Silwan (Siloe). La maggior parte del percorso si sviluppa sul lato palestinese della Linea verde, come denuncia l’organizzazione, l’ultima stazione arriverà a una colonia israeliana nel villaggio di Silwan e «questo creerà un collegamento diretto tra questa colonia e la parte israeliana», osserva Mizrachi.

Verrebbe perciò rovesciata la narrazione della città presentata ai turisti: «Ora se si entra dalla Porta di Giaffa o dalla Porta di Damasco – spiega il responsabile dell’ong -, ci si ritrova chiaramente in una città araba». Invece il flusso dei turisti che prenderà la cabinovia arriverà nelle vicinanze della Città di David, i resti dell’antica città gebusea conquistati dal re biblico. Indirizzando l’entrata nella Città vecchia dalla Porta del letame che introduce al quartiere ebraico e alla spianata del Muro occidentale, «c’è la volontà di sottolineare il carattere ebraico della città», sostiene l’attivista.

Dubbi sulla pertinenza del progetto

L’associazione israeliana solleva obiezioni non solo sull’aspetto ideologico del progetto. Non è ancora conosciuta l’esatta collocazione dei piloni che sosterranno i cavi. Sorvoleranno la valle della Geenna, dichiarata parco naturale e perciò preservata dall’estensione delle costruzioni, compresi i cavi, perché costituisce una fascia non edificata in cui sono visibili resti di tombe che risalgono a diverse epoche. Inoltre offre una vista aperta sulle mura orientali della città vecchia. Difficile valutare quale sarà perciò l’impatto della cabinovia su questo paesaggio unico, ma certamente ci sarà. Alcuni piloni potrebbero ergersi nel giardino della chiesa di San Pietro Gallicantu, luogo dell’imprigionamento di Cristo dopo il suo arresto, o nelle vicinanze di abitazioni palestinesi. Mizrachi spera che l’iscrizione di Gerusalemme a patrimonio mondiale dell’umanità, riconosciuto dall’Unesco, impedirà la realizzazione del progetto.

Si chiede infine se questo mezzo verrà davvero utilizzato: esiste già una navetta gratuita che congiunge le due estremità del tracciato ma è molto poco usata. «Anche il previsto punto di partenza della teleferica è situato in una posizione poco pertinente: gli ultraortodossi di Mea Shearim fanno più in fretta a recarsi a piedi al Muro occidentale. E poi, autorizzeranno i palestinesi di Silwan a usare questo mezzo per raggiungere il loro villaggio?».

L’associazione riconosce comunque che è necessario trovare soluzioni per i trasporti, poiché il turismo è in crescita e il traffico intorno alla città vecchia è congestionato. Intende far sentire la propria voce alle prossime elezioni municipali che si terranno in autunno, cercando soluzioni alternative. Dal canto loro, i fautori della cabinovia vorrebbero realizzare il progetto in poco più di un anno, perché il mezzo di trasporto è silenzioso, poco inquinante e sostengono che risponde alle esigenze del luogo. Difficile trovare un equilibrio tra l’originale atmosfera della città tre volte santa, la necessità di rispondere ai bisogni degli abitanti e dei turisti, e i limiti posti da un territorio difficile e ricco di reperti di una storia millenaria. Per questo l’associazione propone queste visite: «Tutti possono percorrere il nostro tour, per farsi un’idea».

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