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Il funerale di Gesù, antico rito

Beatrice Guarrera
30 marzo 2018
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È uno dei momenti più intensi del Triduo pasquale a Gerusalemme: i frati della Custodia da secoli rivivono con i fedeli la processione funebre per Gesù nel luogo della sua morte e sepoltura.


A Gerusalemme le celebrazioni del Triduo Pasquale sono affollate da centinaia di persone da tutto il mondo. Il Venerdì santo, dopo la celebrazione sul Calvario della Passione del Signore e la Via Crucis per le strade della Città Vecchia, uno dei momenti più attesi è la processione funebre della sera al Santo Sepolcro. Viene celebrato un vero e proprio funerale per Gesù morto in croce, secondo un’antica usanza. Questo rito non è previsto dalla Chiesa in tutto mondo, ma è una devozione popolare ancora in uso, ad esempio, in alcune regioni italiane.

«Abbiamo testimonianze che parlano della processione funebre al Santo Sepolcro già dagli inizi della nostra presenza francescana – racconta fra Marcelo Cichinelli, cerimoniere della Custodia di Terra Santa –. Alcune cronache dicono che si faceva già nel XV secolo. Abbiamo un cerimoniale di Terra Santa datato al 1750 che racconta la processione funebre così come la celebriamo ora. L’ultima forma, quindi, ha quasi 250 anni».

La liturgia è presieduta dal Custode di Terra Santa, mentre il crocifisso a cui è inchiodato Gesù è portato da un altro francescano, il Segretario di Terra Santa. «Si parte dalla Cappella del Santissimo Sacramento e ogni tre stazioni si legge un brano del Vangelo in diverse lingue. All’ultima stazione si sale sul Calvario e si comincia a fare memoria della crocifissione di Gesù Cristo», racconta fra Zacheusz Drazek, che presiede la fraternità francescana del Santo Sepolcro,

Sul Calvario due diaconi sfilano la corona di spine dal capo di Gesù e i chiodi che erano conficcati nelle mani e nei piedi. Il Cristo morto, disteso su un lenzuolo, viene portato poi fino alla Pietra dell’Unzione. Lì il Custode di Terra Santa compie i riti della sepoltura descritti dai Vangeli, ungendo il corpo di Gesù con oli e unguenti, come fecero Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.

«È una liturgia molto antica e bella e moltissimi pellegrini vengono per la celebrazione con grande gioia e commozione – continua fra Zacheusz –. Questa devozione è particolarmente sentita anche dalla gente locale». L’omelia davanti alla Pietra dell’Unzione è pronunciata in arabo dal parroco della parrocchia di Gerusalemme.

Le diverse lingue nelle quali è proclamato il Vangelo lungo le stazioni sono quelle parlate dai Discreti di Terra Santa, i membri dell’assemblea di governo della Custodia di Terra Santa, che rappresentano i diversi gruppi linguistici. Il cerimoniere spiega la successione delle lingue: «Prima l’italiano, poi il polacco (prima era il greco, ma si è passati oggi a una lingua slava), quindi il tedesco. Al Calvario si legge in inglese e poi in francese davanti alla croce. In seguito viene cantato un canto in latino. Davanti alla tomba, quando viene deposto il Corpo del Signore, viene proclamato l’ultimo Vangelo in lingua spagnola».

La cerimonia del Funerale di Cristo è sempre accompagnata da raccoglimento e commozione. La gente locale è talmente legata a questo rito che lo celebra anche per le strade della Città Vecchia di Gerusalemme nel pomeriggio. Dopo aver portato il corpo di Cristo morto in processione nel quartiere cristiano, come un vero corteo funebre, le donne e i fedeli devoti partecipano anche al funerale di Gesù nel Santo Sepolcro. Nella Città Santa poche ore dopo, nella mattina del Sabato Santo, al Santo Sepolcro verrà annunciata la Resurrezione.

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