La novità del 2018 a Gerusalemme sarà la linea ferroviaria ad alta velocità che porterà in 20 minuti all'aeroporto Ben Gurion e in 28 a Tel Aviv. Un ministro vorrebbe far arrivare quel treno in città vecchia...
Per quanto gli appalti per la costruzione di nuove case negli insediamenti viaggino forte nei palazzi della politica israeliana, le picconate più significative alla Linea Verde oggi non arrivano da lì. Si concentrano su un ambito meno evidente ma ben più efficace: le infrastrutture.
La novità più attesa del 2018 a Gerusalemme è la linea ferroviaria ad alta velocità che dalla nuova stazione Binyanei HaUma (ormai quasi pronta davanti alla stazione centrale degli autobus a Jaffa Road) porterà in 20 minuti all’aeroporto Ben Gurion e in 28 alla stazione centrale di Tel Aviv. L’inaugurazione era prevista per aprile (alla viglia dei 70 anni dello Stato di Israele); probabilmente slitterà per ritardi tecnici, ma ormai sembra comunque essere questione di mesi. Per una città che ha ormai più di 850 mila abitanti l’utilità di un mezzo di trasporto del genere è evidente. Si tratta, però, anche di un passaggio simbolico non indifferente: con l’alta velocità anche un treno su cui saliranno milioni di passeggeri, infatti, per due brevi tratti passerà oltre la Linea Verde. Saranno solo 6 chilometri su 56, buona parte dei quali in galleria; ma per realizzarli, nell’area del villaggio di Beit Iksa, sono comunque stati espropriati terreni palestinesi. Per questo motivo vi sono state anche iniziative di boicottaggio nei confronti delle aziende straniere impegnate nella costruzione: Deutsche Bahn, per esempio, si è ritirata dalla consulenza a Israel Railways per questo motivo. Ma il cantiere è comunque andato avanti e, con l’inerzia delle infrastrutture, porterà l’ennesimo contributo all’archiviazione della Linea Verde come punto di riferimento.
Qualcosa di molto simile – del resto – è già accaduto a Gerusalemme con il light rail, il tram che dal dicembre 2011 attraversa le diverse zone infischiandosene di linee e definizioni. Questo mezzo di trasporto – contestatissimo dai palestinesi, ma preso oggi anche da migliaia di turisti – ha cambiato in maniera radicale il modo di vivere la città. Non è un caso, dunque che oggi stia crescendo soprattutto a Pisgat Ze’ev e Neve Ya’acob, i due quartieri ebraici di Gerusalemme Est più vicini al capolinea di questo mezzo di trasporto, sulle colline oltre Shufat e Beit Hanina, i popolosi quartieri arabi.
Tornando al treno ad alta velocità va aggiunto che a far salire ulteriormente il peso specifico del progetto nei giorni scorsi ci ha pensato il ministro dei trasporti Yisrael Katz, con l’annuncio sull’ulteriore stazione che vorrebbe costruire e intitolare a Donald Trump. Come al solito i media di tutto il mondo si sono concentrati sul dito senza vedere la luna che sta dietro. Perché il punto non è tanto l’intitolazione della stazione Trump (ipotesi tutta da verificare se e quando la struttura sarà realmente realizzata), ma il progetto in sé di prolungare il percorso della ferrovia fino ad arrivare sotto la Città Vecchia, con tutto ciò che questo significa dal punto di vista delle relazioni internazionali.
Era stato Ariel Sharon in persona – dopo anni di discussioni – a scegliere il tracciato dell’alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme. E sua era stata anche la decisione di fermare i binari all’altezza della stazione centrale degli autobus, senza entrare nel cuore della città. Ora invece Katz ha avviato la progettazione per tre ulteriori chilometri di binari nel sottosuolo di Gerusalemme con l’intenzione di realizzare una stazione sotterranea nell’area del Cardo e portare il treno il più vicino possibile al Muro del Pianto (o Muro occidentale, Kotel in ebraico). Quest’idea – se realizzata davvero – avrebbe un unico significato: marcare anche nel sottosuolo chi è il padrone di Gerusalemme. Anche perché, in realtà, di quei tre chilometri di binari non ci sarebbe alcun bisogno: la nuova stazione ferroviaria Binyanei HaUma è già ben collegata alla città vecchia con il tram. E per migliorare l’accesso al muro del Pianto, il governo Netanyahu ha già scelto anche un’altra soluzione: la funicolare urbana, altro contestatissimo progetto che dovrebbe materializzarsi presto nella già incandescente zona di Silwan.
Però nella corsa a lasciare la propria impronta su ogni lembo di terra di Israele oggi a Gerusalemme il verbo più in voga è abbondare; e così ecco materializzarsi l’idea del ministro dei trasporti che vuol portare la gente in treno direttamente dall’aeroporto Ben Gurion al muro del Pianto. Idea probabilmente elettoralistica (Katz è un esponente del Likud che si è candidato alla successione di Netanyahu) di difficile realizzazione; ma in un posto come Israele, mai dire mai…
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Clicca qui per leggere un articolo sui primi test effettuati sulla linea nello scorso mese di agosto
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Perché “La Porta di Jaffa”
A dare il nome a questo blog è una delle più celebri tra le porte della città vecchia di Gerusalemme. Quella che, forse, esprime meglio il carattere singolare di questo luogo unico al mondo. Perché la Porta di Jaffa è la più vicina al cuore della moderna metropoli ebraica (i quartieri occidentali). Ma è anche una delle porte preferite dai pellegrini cristiani che si recano alla basilica del Santo Sepolcro. Ecco, allora, il senso di questo crocevia virtuale: provare a far passare attraverso questa porta alcune voci che in Medio Oriente esistono ma non sentiamo mai o molto raramente.