La dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme capitale ha riacceso gli animi in Medio Oriente. E le discussioni su est e ovest nella Città Santa stanno riportando in primo piano anche la questione più generale degli insediamenti, le colonie israeliane che continuano a crescere nell’area dove – secondo il principio due popoli per due Stati – in teoria dovrebbe sorgere lo Stato palestinese. L’ondata di nuove case e infrastrutture negli insediamenti è il marchio di fabbrica dell’attuale governo Netanyahu, che nel settembre scorso ha celebrato i cinquant’anni della prima colonia dichiarando che non ci sarà più nessun ritiro «dalla Giudea e dalla Samaria», i nomi biblici con cui Israele chiama la Cisgiordania. Ed è una promessa che – agli occhi dei palestinesi – non può che voler dire nuovi terreni sottratti, nuove barriere e check-point; nuovi fatti che continueranno a minare ogni trattativa politica sul futuro della Terra Santa. Ma cosa sappiamo davvero degli insediamenti? Quanti sono? Dove sono? Come sono nati? Sono tutti uguali? È realistico pensare che possano essere sgomberati? Vogliamo provare a indagare questo mondo, oltre le definizioni generiche. Osando anche la domanda: è impossibile immaginare che anche in quelle città satellite vi sia oggi chi cerca di lavorare per la pace?
(Questo testo è l’introduzione al Dossier di 16 pagine pubblicato sulla rivista Terrasanta)
Terrasanta 1/2018
Il sommario dei temi toccati nel numero di gennaio-febbraio 2018 di Terrasanta su carta. Tutti i contenuti, dalla prima all’ultima pagina, ordinati per sezioni. Buona lettura!
Ambasciata a Gerusalemme, gli Usa «ballano soli»
L’annuncio dicembrino del presidente Donald Trump allontana gli Stati Uniti dal resto del mondo, proprio sul tema più spinoso del conflitto israelo-palestinese.
Sefforis perla di Galilea
Storia, antichità e splendidi mosaici: Sefforis è uno dei gioielli della Galilea. La tradizione, contestata da certa critica storica, le attribuisce l’onore di aver accolto la Vergine Maria e i suoi genitori.