«Nel Natale celebriamo la gioia. Mettiamo da parte tutta la dolorosa situazione e come cristiani non rinunciamo alla nostra pubblica espressione di gioia». Lo ha affermato mons. Pierbattista Pizzaballa nella tradizionale conferenza stampa natalizia. L’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme questa mattina, 20 dicembre, ha presentato ai media il suo messaggio di Natale e, rispondendo alle domande dei giornalisti, è tornato a commentare gli ultimi eventi che hanno coinvolto Gerusalemme. «Noi riteniamo che ogni soluzione unilaterale non possa essere considerata una soluzione. Decisioni unilaterali non porteranno la pace, ma anzi la allontaneranno – ha dichiarato Pizzaballa, in merito alla dichiarata volontà del presidente statunitense Donald Trump di trasferire l’ambasciata del suo Paese nella Città Santa –. Gerusalemme è un tesoro dell’intera umanità. Ogni rivendicazione esclusiva, sia essa politica o religiosa, è contraria alla logica propria della città».
A causa delle tensioni delle ultime settimane, l’arcivescovo ha detto che «sono state decine le cancellazioni di pellegrinaggi previsti in Terra Santa», ma che nel 2017 i pellegrini registrati sono stati il doppio di quelli dell’anno precedente. «Speriamo che la crisi di Gerusalemme non cambi questo trend – ha dichiarato –. Invitiamo i pellegrini a visitare la Terra Santa e la Giordania senza timore, perché non vi è alcun pericolo».
Interrogato dai giornalisti riguardo alla particolare posizione dei cristiani evangelici americani su Israele e a supporto del presidente Trump, l’amministratore apostolico ha lanciato loro il messaggio di «ascoltare di più gli altri», perché nessuno «ha il monopolio di Gesù».
Monsignor Pizzaballa ha raccontato anche gli avvenimenti salienti dell’anno passato: dal miglioramento nelle relazioni tra le Chiese cristiane, grazie all’inaugurazione della restaurata edicola del Santo Sepolcro, fino alle tensioni di luglio per l’accesso alla spianata delle Moschee e alla contestata proposta di legge presentata alla Knesset sulle proprietà immobiliari delle Chiese.
La visita pastorale effettuata a Gaza a inizio dicembre ha permesso al presule di rendersi conto della difficile situazione della popolazione locale. «La chiusura è molto pesante per la gente. Non si parla di pace, ma sempre di “permessi”», ha dichiarato l’amministratore apostolico. Secondo i numeri da lui forniti, oggi a Gaza ci sono circa 1.200 cristiani, di cui la maggior parte greco-ortodossi e poche centinaia cattolici.
In un contesto di sofferenza e tensione, Pizzaballa ha denunciato un vuoto della politica: «Se si vuole cambiare la situazione servono politici. Qui la politica, quella che indica prospettive e delinea il futuro, è assente. Ciò è fonte di frustrazione e disorientamento». C’è bisogno, dunque, di una politica «non da salotto, ma che sappia tradurre in scelte concrete sul territorio le attese dei rispettivi popoli».
Nonostante tutto, l’amministratore apostolico del patriarcato latino ha ribadito che le difficoltà di questi giorni non spengono la gioia. E se la gioia di Dio è salvezza, «la salvezza è possibilità di ricominciare sempre – ha affermato Pizzaballa –. Salvezza è possibilità che tutto sia trasformato: il buio in luce, il male in bene, il dolore in gioia, l’egoismo in amore, la morte in vita».
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