Il 14 dicembre a Gerusalemme si sono radunati capi delle Chiese da tutta la Terra Santa per assistere all’ingresso solenne nel Santo Sepolcro del nuovo nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina. L’arcivescovo Leopoldo Girelli, nominato da papa Francesco il 13 settembre scorso, è entrato in processione nella basilica del Santo Sepolcro, accolto dalle autorità religiose cristiane della Città Santa. Il solenne evento è stato gestito secondo le norme dello Status Quo che stabilisce le modalità delle celebrazioni nei santuari che – come la basilica del Santo Sepolcro (o della Risurrezione, secondo il nome che le attribuiscono gli ortodossi) – sono proprietà comune di più confessioni. Dovevano essere presenti, dunque, le tre principali comunità proprietarie del Santo Sepolcro: i greco-ortodossi, i latini (rappresentati dai francescani) e gli armeni, che hanno accompagnato il nunzio apostolico sin dalla partenza del corteo dalla Porta di Giaffa. Luogo dal quale avvengono sempre gli ingressi ufficiali dei diplomatici nella Città Vecchia.
Accanto a mons. Girelli in processione c’erano anche il vicario della Custodia di Terra Santa, fra Dobromir Jasztal, e il presidente dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa mons. Georges Bacouni, arcivescovo melchita di Akka (o Akko, com’è ora chiamata l’antica San Giovanni d’Acri).
Alla porta della basilica il rappresentante pontificio è stato accolto dai capi delle Chiese. Poi, davanti alla Pietra dell’unzione, il Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, ha dato il benvenuto a Monsignor Girelli con un breve discorso. «Questa – ha detto tra l’altro fra Patton – è una terra dove le tensioni si possono scatenare improvvisamente, come un temporale estivo e dove le singole parole hanno un peso e una risonanza tale per cui è davvero richiesto quel dono di sapienza e di prudenza che invocheremo tra pochi giorni, nell’Antifona “O” del 17 dicembre. È questo stesso dono di sapienza e di prudenza che invochiamo per lei nel suo servizio diplomatico in questa terra, nei Paesi che rientrano nel suo mandato e in questa città».
Davanti all’Edicola che racchiude la tomba vuota di Gesù risorto è stato poi mons. Pierbattista Pizzaballa –amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme – a prendere la parola, ricordando perché è una bella tradizione che l’inizio di qualsiasi importante ufficio cristiano a Gerusalemme sia segnato da un ingresso ufficiale al Santo Sepolcro: «Come gli apostoli, all’inizio di ogni nuova attività, veniamo anche noi qui. Veniamo e iniziamo da qui prima di tutto per rendere chiaro a noi stessi chi siamo. Siamo discepoli del Signore e non signori». Il Santo Sepolcro, secondo Pizzaballa, è anche luogo di preghiera per affidare a Dio la propria missione. «Abbiamo molto da portare, soprattutto in questi giorni, quando la violenza e le incomprensioni sembrano prevalere di nuovo – ha affermato il presule riferendosi agli ultimi eventi politici -, dove comunità e popoli apparentemente rifiutano di riconoscere i diritti dell’altro e dove la santità dei Luoghi delle Scritture diventa fonte di divisione e non luogo di preghiera per tutti i popoli». Monsignor Pizzaballa ha assicurato preghiera e vicinanza al nuovo nunzio, augurandogli «saggezza, umiltà, libertà e forza».
Monsignor Leopoldo Girelli – che contemporaneamente è anche nunzio apostolico a Cipro – ha portato la benedizione di Papa Francesco e ringraziato tutti coloro che lo hanno accolto. «Vengo a condividere con voi questo profondo desiderio di pace per la Terra Santa», ha affermato menzionando la preghiera di san Francesco di Assisi: «Signore, fammi strumento della tua pace». Parlando del Natale ormai alle porte, ha poi ricordato: «La nascita di Gesù è la nascita della pace. Possa arrivare la pace a Gerusalemme e nel mondo intero». Girelli ha rivolto infine un pensiero anche ai musulmani e agli ebrei della Terra Santa, chiamandoli «fratelli».
Una lettera di Papa Francesco che presenta il nuovo delegato apostolico ai responsabili delle Chiese locali è stata poi consegnata all’arcivescovo melchita Georges Bacouni, nella sua veste di presidente dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa.
Terminata la cerimonia mons. Girelli si è trasferito alla sede del patriarcato latino per un breve rinfresco, durante il quale ha ricevuto le congratulazioni da tutti i religiosi, le suore e i fedeli accorsi per l’evento. «Nel mio motto episcopale ho scelto due parole: il Vangelo e la Pace. Allora la mia missione qui deve caratterizzarsi come una presenza di evangelizzazione e di promozione della convivenza pacifica», ha dichiarato l’arcivescovo a Terrasanta.net. A commento della giornata il nunzio ha soggiunto: «Ho vissuto il momento di ingresso al Santo Sepolcro molto intensamente. La mia strada è quella di creare comunione ecclesiale nel nome della Vergine Maria Madre della Chiesa e nello stesso tempo diventare annunciatore del Vangelo e della Risurrezione».