«L’estremismo religioso sia tra gli israeliani sia tra i palestinesi sta diventando un ostacolo a qualsiasi prospettiva di dialogo». Ad affermarlo, in una conversazione con Terrasanta.net è Abraham B. Yehoshua, uno dei massimi rappresentanti della letteratura contemporanea ebraica. Lo scrittore ribadisce che ormai, a suo avviso, l’idea di una soluzione a due Stati – uno israeliano e uno palestinese, è «morta da tempo». «L’unica possibilità – ci spiega – è quella di uno Stato unico binazionale «dove sia garantita piena uguaglianza ai palestinesi e si eviti qualsiasi apartheid».
Yehoshua è però ben consapevole delle difficoltà che si frappongono, tra cui «il nazionalismo ebraico che pervade anche il governo israeliano». «Israele può essere ancora definito uno Stato democratico, nonostante l’accento sempre più insistente sull’identità giudaica?» chiediamo. Lo scrittore alza le spalle e sorride amaramente. «Forse sì, come chiamiamo democratica l’America di Trump o l’Italia di Berlusconi». Yehoshua si trovava nei giorni scorsi a Roma, dove ha ricevuto tra l’altro il Premio internazionale Antonio Feltrinelli per la narrativa. Per la prima volta è venuto nella capitale italiana senza la moglie Rivka, compagna di «56 anni di amore e profonda amicizia». «So quanto sarebbe stata felice di essere qui con me, in questa meravigliosa città che abbiamo visitato insieme decine di volte», ci dice con commozione lo scrittore. Rivka è morta 14 mesi fa.
«Quest’ultimo – confessa Yehoshua – è stato l’anno più difficile della mia vita». Ika, come tutti la chiamavano, è stata l’ispiratrice di tanti personaggi femminili dei suoi romanzi. Anche l’ultimo, finito di scrivere una decina di giorni fa, è dedicato a una donna e sarà pubblicato in Italia da Einaudi.
Anche nella conferenza tenuta all’Accademia dei Lincei, dove ha ricevuto il premio Feltrinelli, Yehoshua si è soffermato sul ritorno, negli ultimi anni, della religione come fattore centrale nella vita sociale e politica in alcune aree del pianeta. La causa sarebbe da rintracciare nella forte capacità di fornire ai fedeli «codici di condotta morale, grazie alla quale riescono a trovare delle chiavi di lettura, talvolta estreme, di un mondo che cambia molto rapidamente». In questo contesto, il compito dei «produttori di arte e cultura» è divenuto oggi quello di non abbandonare la sfida morale all’interno dei loro lavori, ma anzi di ricollocarla al centro dello sforzo creativo. In caso contrario si abbandonerebbe «un importante ruolo che è sempre stato vitale nella storia della cultura. Un lavoro che non può fare nessun altro» al loro posto.