Occhio ai dettagli
Una mostra in corso al Museo di Israele, a Gerusalemme, aiuta i visitatori a guardare con occhi più attenti mille piccoli particolari della Città Santa che sfuggono a sguardi distratti.
«Dio sta nei dettagli». L’architetto israeliano David Kroyanker ha scelto questa frase del maestro modernista Mies Van Der Rohe per intitolare Jerusalem Design: God is in the details, la serie in quattro volumi che consacra il suo amore per Gerusalemme. Durante 45 anni di studio e innumerevoli visite a ogni edificio storico della città, Kroyanker ha raccolto un archivio sterminato di dettagli architettonici: stelle di David incise sui muri, capitelli romanici, mosaici, iscrizioni arabe, vetrate a forma di stella araba, pavimenti modernisti, graffiti. Il lavoro di Kroyanker fa una sintesi del modo in cui ebraismo, cristianesimo e islam – ma anche culture ed etnie diverse – hanno contribuito a costruire Gerusalemme durante i secoli. E l’architetto ci aiuta a puntare lo sguardo nella direzione giusta per fare notare i dettagli grandi o piccoli grazie ai quali queste identità sono ancora visibili.
Kroyanker, nato proprio qui 78 anni fa, ha scritto oltre trenta libri, raccolto migliaia di disegni, fotografie, mappe e annotazioni. È considerato il massimo esperto dell’architettura gerosolomitana, e da ottobre l’Israel Museum ospita una mostra ispirata al suo lavoro. Gerusalemme in dettaglio è un indice, una mappa delle differenze che caratterizzano il tessuto architettonico della Città Santa. Per Keren Kinberg, l’assistente curatrice della mostra, «quello che rende speciale Gerusalemme fra tutte le città del mondo è la combinazione di epoche e stili, l’imprinting lasciato da tanti popoli e culture in un unico luogo». La mostra è un’occasione per salvare i dettagli dal caos della città, e grazie alle fotografie in altissima risoluzione di Aviad Bar-Ness riproporli ai nostri occhi con tutto il loro significato. La scelta è stata quella di ricreare all’interno del museo 20 luoghi diversi di Gerusalemme e catalogare per temi gli elementi architettonici: Est e Ovest, Ceramiche, Muri, Stelle, Scritte o Inferriate. «Gli architetti e gli artisti che hanno contribuito a costruire la città non si muovevano in un vuoto culturale» spiega Kinberg, «erano influenzati dalla loro epoca, ma anche da ciò che vedevano attorno a loro a Gerusalemme. I fili narrativi che abbiamo scelto per la mostra cercano di raccontare una storia più complessa della città, e sottolineare che qui stili diversi coesistono da sempre».
La voce di Kroyanker guida i visitatori che scelgono di utilizzare l’audio guida, e accanto alle fotografie in formato gigante che aiutano a ricreare diverse zone di Gerusalemme, il percorso propone anche le riproduzioni di manufatti, scritte in ebraico, arabo e caratteri latini, ed elementi della collezione del museo: come le immagini stereoscopiche della Gerusalemme di inizio Novecento visibili grazie a un apposito visore. La mostra resterà aperta fino ad aprile 2018, ma un sito dedicato consente di consultare gran parte dei contenuti della raccolta Jerusalem Design che sono stati riproposti anche nella mostra.
Perché S(h)uq
Suq/Shuq. Due lingue – arabo ed ebraico – e praticamente una parola sola per dire “mercato”. Per molti aspetti la vita in Israele/Palestina è fatta di separazioni ed attriti, e negli ultimi anni è cresciuta la distanza fra la popolazione araba ed ebraica. Ma il quotidiano è fluido e anche sorprendente. Come a Gerusalemme i dettagli architettonici di stili diversi convivono da sempre uno vicino all’altro, anche le persone in questa terra non smettono mai di condividere del tutto. E il mercato è uno dei luoghi in cui questo è più evidente. Ebrei, musulmani, stranieri, immigrati, pellegrini. Ci si ritrova lì: per comprare, mangiare, vendere, ballare, e anche pregare. Questo blog vuole essere uno spazio in cui incrociare le storie, persone e iniziative che possono aiutarci a cogliere qualcosa in più su come va la vita da queste parti, al di là della politica e della paura.
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Federica Sasso è una giornalista e vive a Gerusalemme. La sua prima redazione è stata il Diario della Settimana, poi da New York ha collaborato con testate come Il Secolo XIX, l’Espresso, Altreconomia e con la Radio della Svizzera Italiana. Da Gerusalemme scrive per media italiani e produce audio reportages per la radio tedesca Deutsche Welle. Per Detour.com ha co-prodotto documentari sonori che consentono di esplorare Roma accompagnati dalle voci di chi la conosce bene.