«Occorre respingere con fermezza il ricorso a qualsiasi tipo di violenza, ogni genere di discriminazione e ogni manifestazione di intolleranza contro persone o luoghi di culto ebraici, cristiani e musulmani», ha dichiarato il Papa lunedì, 23 ottobre 2017. Ricevendo in Vaticano il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III, Bergoglio ha fatto un riferimento diretto allo status quo di Gerusalemme, l’insieme dei principi che regolano i luoghi santi della città santa. Guardando agli eventi che hanno avuto luogo l’estate scorsa sulla Spianata delle Moschee, e facendo eco alle recenti dichiarazioni (di luglio e settembre) di tredici Chiese cristiane di Terra Santa che condannavano i tentativi «sistematici» di Israele «di indebolire la presenza cristiana» a Gerusalemme, il Papa ha ricordato che «la Città Santa, il cui status quo va difeso e preservato, dovrebbe essere un luogo dove tutti possano convivere pacificamente; altrimenti continuerà per tutti e senza fine la spirale della sofferenza».
Il patriarca Theophilos III è in visita a Roma dal 22 al 25 ottobre e aveva già incontrato papa Francesco a due riprese: a maggio del 2014 durante il pellegrinaggio di papale in Terra Santa, e poi qualche settimana più tardi, nei giardini vaticani, in occasione della cerimonia di invocazione della pace in Terra Santa. Davanti a lui, il Papa ha voluto rinnovare la sua «vicinanza a tutti coloro che soffrono per i conflitti che da decenni affliggono la Terra Santa». Ha poi puntato il dito contro «l’incertezza della situazione e l’incomprensione tra le parti» che, sottolinea «continuano a causare insicurezza, limitazione di diritti fondamentali e l’abbandono della propria terra da parte di molti».
Malgrado questo contesto, durante l’udienza con il patriarca, il Papa ha espresso la speranza che i membri delle diverse comunità cristiane che vivono in Terra Santa «siano sempre riconosciuti parte integrante della società e che, come cittadini e credenti a pieno diritto, portino, senza mai stancarsi, il proprio contributo per il bene comune e per la costruzione della pace, impegnandosi ad essere artefici di riconciliazione e di concordia». Ma a una condizione: l’apporto dei cristiani alla società sarà tanto più efficace «nella misura in cui si realizza una sintonia sempre maggiore tra le diverse Chiese della regione». Il Papa le ha invitate a continuare a «progredire nel cammino verso la piena unità» e a rinforzare la loro cooperazione «per il sostegno delle famiglie e dei giovani cristiani, affinché non si trovino nelle condizioni di dover lasciare la propria terra». E questo malgrado le «ferite del passato», le «gravi mancanze della carità» e le difficoltà del presente. Non tendere alla riconciliazione sarebbe «la colpa più grave di oggi», ha aggiunto.
A questo proposito, il Papa argentino ha salutato come un «segno di speranza» il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, al quale il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme contribuisce attivamente. Nella stessa ottica, Papa Francesco non ha dimenticato di esprimere la sua gioia per il lavoro che il Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, il Patriarcato armeno di Gerusalemme e la Custodia francescana di Terra Santa hanno svolto in armonia per il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro, così come della basilica della Natività a Betlemme.
Theophilos III sotto pressione
Il patriarca greco ortodosso di Gerusalemme è da alcuni mesi centro di uno scandalo per via di un contenzioso immobiliare tra israeliani e palestinesi. Il Patriarcato, secondo proprietario immobiliare in Israele, è accusato dai palestinesi e da gruppi di arabi ortodossi di vendere beni immobili allo stato ebraico. Proteste pubbliche sono in atto già dallo scorso settembre.
Il primo ottobre il movimento di opposizione al Patriarca Theophilos III, composto da membri della comunità ortodossa, movimenti di arabi ortodossi e da forze politiche palestinesi e giordane, ha tenuto una Conferenza nazionale per il supporto della causa arabo-ortodossa in Palestina. Tra le raccomandazioni finali della Conferenza c’era anche quella di rimuovere il patriarca dalla sua posizione e interdirlo da ogni cerimonia religiosa. Il movimento ha in programma di organizzare proteste e manifestazioni per chiedere le dimissioni di Theophilos III e per impedirgli di partecipare alle celebrazioni natalizie nella basilica della Natività.