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I rospi nelle tombe di Gerusalemme

Eleonora Prandi
10 ottobre 2017
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I rospi nelle tombe di Gerusalemme
Un fotogramma dal video in cui gli archeologi portano alla luce le giare da una delle tombe scoperte vicino allo zoo biblico di Gerusalemme (YouTube).

In una tomba dell'età del bronzo ritrovati nei giorni scorsi dei rospi decapitati. La scoperta potrebbe rimettere in discussione la storia conosciuta delle popolazioni cananee.


In occasione di uno scavo per l’ampliamento del quartiere nei pressi dello zoo biblico di Gerusalemme, nel 2014 erano state rinvenute 67 tombe risalenti all’epoca del bronzo. Secondo i responsabili dello scavo, voluto dalla Autorità israeliana per le Antichità, Shua Kisilevitz e Zohar Turgeman-Yaffe: «Questa sezione del bassopiano di Nahal Refaim è stata particolarmente fertile e adatta all’insediamento, soprattutto durante il periodo cananeo. Negli ultimi anni gli scavi della zona hanno rivelato due siti di insediamento, due templi e numerosi cimiteri, che forniscono una nuova visione della vita della popolazione locale in quel momento».

Kisilevitz e Turgeman-Yaffe aggiungono che per un archeologo trovare tombe che sono state intenzionalmente sigillate nell’antichità è un tesoro inestimabile, perché sono una sorta di “scatola del tempo” che permette di osservare oggetti quasi come originariamente riposti in essa. Questo perché, come siamo abituati a vedere per quanto riguarda le tombe egizie, era consuetudine seppellire i morti con offerte che costituivano un corredo funerario, che, si credeva, sarebbe servito al defunto nell’aldilà.

Proprio in una di queste 67 tombe, il 25 settembre scorso, gli archeologi guidati dal dottor Lior Weisbrod dell’Università di Haifa hanno fatto una singolare scoperta: la presenza, in alcuni vasi perfettamente sigillati, di piccole ossa che le analisi hanno potuto ricondurre a resti di nove rospi. In seguito ad un’analisi più approfondita si è scoperto che i rospi erano stati decapitati prima di essere riposti nella giara. Gli studiosi hanno ipotizzato che gli animali fossero utilizzati come corredo, in particolare come cibo offerto al defunto per il viaggio nell’oltretomba e che probabilmente siano stati privati della testa perché tossica e non commestibile.

Gli studiosi hanno effettuato ulteriori analisi anche ai vasi che contenevano i resti dei rospi. L’esame, effettuato dal dottor Dafna Langgut dell’Università di Tel Aviv, ha rivelato che poco prima che i vasi fossero riposti nella tomba, essi erano entrati in contatto con varie piante, tra cui palme da datteri e cespugli di mirto. Questo fatto, afferma il professore, è interessante, poiché la zona di scavo non è l’habitat naturale di queste specie, originaria l’una dell’Africa settentrionale e l’altra della zona mediterranea occidentale e che quindi sembrerebbero essere state introdotte intenzionalmente.

Secondo il dottor Langgut, nel periodo a cui risale la sepoltura la palma da dattero simboleggiava la fertilità e il ringiovanimento, cosa che potrebbe spiegare perché gli antichi coltivavano gli alberi in quest’area, dove non crescono naturalmente; queste piante potrebbero essere state parte di un frutteto piantato nella zona dove si sono tenuti riti funebri e le offerte alla salma, tra cui le rane. La scoperta delle presenza di questo particolate tipo di coltivazioni ha riaperto il dibattito e gli studi sulle popolazioni cananee dell’età del bronzo, sia per quanto riguarda il loro approccio alla sepoltura, sia sui vari traffici commerciali, che probabilmente permisero di importare questo tipo di piantagioni.

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