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Fedeli al Vangelo, testimoni pazienti

fra Alberto Joan Pari ofm
19 settembre 2017
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Fedeli al Vangelo, testimoni pazienti
Francescani e monaci camaldolesi in navigazione verso la Terra Santa, sec. XIV (dal Libro d'Abaco, Ricc. 2669 fig. 7)

Si celebrano gli 800 anni di presenza francescana in Terra Santa. E si rinnova ogni giorno una delle più belle intuizioni di san Francesco: testimoniare senza imposizioni.


I francescani della Custodia di Terra Santa compiono 800 anni di presenza in Terra d’oltre mare… una veneranda età, che porta in sé tanta saggezza, diplomazia, coraggio e soprattutto pazienza. Spesso mi capita di incontrare dei gruppi di giovani israeliani che vengono a visitare il nostro convento di San Salvatore a Gerusalemme, il cuore della Custodia per conoscerci e capire chi siamo. Mi ascoltano incuriositi mentre spiego loro chi sono i cristiani, cosa significa essere frate, perché ci chiamano francescani e soprattutto la nostra storia ed esperienza in Terra Santa. Per questi giovani la cosa più difficile da immaginare è come sia possibile che siamo presenti da 800 anni; per loro la storia di questo Paese inizia con il 1948, con lo Stato di Israele e con tutte le sue complicazioni. Ciò che apprendono a scuola relativamente alla storia e alla presenza dei cristiani è pochissimo; così rapire la loro attenzione non è difficile, tutto li appassiona e affascina. Nella sala dove teniamo gli incontri con i gruppi c’è una copia della Bolla papale del 1342, il documento ufficiale che da parte del Vaticano ci autorizzò ad essere i custodi di tutti i luoghi santi. I primi frati però giunsero, per volere di san Francesco, già nel 1217, ecco perché quest’anno rappresenta un importante anniversario per tutti noi.

Quando spiego la forma del nostro saio, il cappuccio, i nodi e il cordone, tutti rimangono affascinati… Per non parlare di quando dal bavero estraggo il piccolo libricino che i frati tengono davanti, vicino al cuore; è la Regola con tutte le norme che san Francesco compose per i suoi frati e che papa Onorio III approvò. La apro e leggo loro il cap. XII che recita: «Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non concedano a nessuno il permesso di andarvi se non a quelli che riterranno idonei ad essere». Nella Regola non bollata, precedente, in realtà Francesco dettò molti più particolari: «Dice il Signore: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe”. Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i Saraceni e altri infedeli, vada con il permesso del suo ministro e servo. Il ministro poi dia loro il permesso e non li ostacoli se vedrà che sono idonei ad essere mandati; infatti dovrà rendere ragione al Signore, se in queste come in altre cose avrà proceduto senza discrezione. I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio».

Queste sono le indicazioni che i frati hanno seguito da 800 anni, i capisaldi del loro essere in Terra Santa. Innanzitutto l’ispirazione dal Signore; non ci si improvvisa missionari in questa parte del mondo, né nel Tredicesimo secolo e neppure oggi. È vero che per essere frate della Custodia un pizzico di follia non guasta, ma è necessario che la prima ispirazione venga da Lui. Poi un grande discernimento, da parte dei superiori e dei saggi della comunità, perché non tutti hanno le caratteristiche e la stoffa per servire in questa Terra. L’entusiasmo e lo zelo apostolico non bastano, servono determinazione, pazienza, tanta, e ancora diplomazia e soprattutto apertura di mente e di cuore. Vivano in mezzo ad essi senza dispute, in pace, soggetti ad ogni creatura umana e se il Signore lo permetterà annuncino la Parola di Dio e il Figlio Redentore. Questa credo sia una delle più belle intuizioni di san Francesco; il rispetto del silenzio e la testimonianza di vita tra gli uomini e le donne di altre religioni, nella paziente convivenza e limpida testimonianza del quotidiano, senza voler imporre nulla né disperarsi se il Vangelo di Cristo non è da tutti accettato. Nella nostra storia non sempre queste cose sono state rispettate e capite. Infatti non sono mancati martiri e frati che hanno a lungo sofferto per eccesso di zelo e per aver voluto parlare e predicare anche se i tempi non erano maturi. Dopo 800 anni tante cose sono cambiate, la Terra Santa è stata più volte divisa e ripartita in regni e Stati, cambiando nome, regnante e bandiera, ma i frati hanno perseverato in ogni situazione, anche la più difficile fino a dare la vita per la loro fedeltà al mandato ricevuto. Oggi la convivenza e le relazioni con gli abitanti di questa terra hanno un volto nuovo, fatto di incontri e dialogo, di conoscenza reciproca e spesso di belle amicizie; come dice sempre il mio professore di dogmatica, non basterebbero grandi biblioteche per contenere tutte le memorie dei frati di Terra Santa, le loro avventure, le loro prove, i loro dolori e le loro gioie. Tutto questo vogliamo celebrare quest’anno, ricordando l’amore che generazioni e generazioni dei figli di san Francesco hanno dimostrato per la Terra amata da Dio dove il Figlio dell’Altissimo ha voluto divenire uomo per la nostra salvezza.

Eco di Terrasanta 5/2017
Settembre-Ottobre 2017

Eco di Terrasanta 5/2017

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(g.m.)

800 anni, due convegni e una mostra a Milano

Alla Biblioteca Braidense di Milano, il 21 novembre e il 5 dicembre, due giornate dedicate agli otto secoli della presenza francescana in Terra Santa. E una mostra di libri antichi e oggetti d'arte.

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Due nomi, due lingue, due popoli. Un solo villaggio. A Nevé Shalom / Wahat al-Salam abitano insieme palestinesi (cristiani e musulmani) ed ebrei. Per un futuro migliore.

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