Sono passate ormai alcune settimane dal vertice G20 di Amburgo e dal secco no di Israele al piano di Donald Trump e Vladimir Putin per il cessate il fuoco nella Siria sud-occidentale. Le acque non sembrano affatto calmarsi.
Il 16 luglio scorso il primo ministro Benjamin Netanyahu, subito dopo l’incontro con il presidente Emmanuel Macron a Parigi, aveva manifestato le sue perplessità circa il piano russo-americano. La posizione del governo israeliano era motivata dal timore che la tregua potesse essere usata come mezzo per «rafforzare» la presenza iraniana in Siria e segnatamente nei pressi del Golan. Teheran, secondo le fonti d’intelligence, non starebbe solo inviando consulenti in Siria, ma forze militari. Sotto l’egida russa si potrebbe poi realizzare nella vicina Siria il progetto di una base aerea e di una base navale iraniana.
Ora, ai timori per la vicinanza tutt’altro che rassicurante per Israele dei pasdaran iraniani, si sommano altre paure: l’arrivo di altri 2 mila mercenari russi e, soprattutto, di forze musulmane provenienti dalla Repubblica dell’Inguscezia.
La notizia, diffusa da fonti d’intelligence e rilanciata dal sito Debkafile, si colloca nella strategia di rafforzamento del controllo territoriale da parte della Russia. Un rafforzamento che non avviene attraverso l’invio di truppe regolari, ma soprattutto di mercenari a contratto che apparterrebbero ad una società denominata Wagner Group. Questi mercenari sarebbero tutti ex membri delle forze d’élite russe, pagati ora profumatamente per operare nelle tre zone di de-escalation stabilite dalla Russia e dagli Stati Uniti lungo i confini siriani con Israele, Giordania e Iraq.
La costituzione russa non consentirebbe l’utilizzo di mercenari, ma i servizi della Wagner (la cui sede e i cui vertici restano avvolti dal mistero) sono stati ampiamente utilizzati anche in Crimea e in Ucraina.
E non sono una novità neppure per la Siria, dove operano fin dal 2015. Nel marzo 2016, le unità della Wagner – comandate da un ex tenente colonnello dell’esercito russo – si erano rese protagoniste della riconquista di Palmira, strappata alle forze del sedicente Stato islamico.
L’arrivo dei mercenari (che complessivamente dovrebbero essere circa 5 mila), ma soprattutto dei musulmani dell’Inguscezia, costituisce un grave motivo di preoccupazione per Israele.
Gli Stati Uniti, di fronte alle recriminazioni israeliane, hanno ribadito che la Russia si è impegnata a contenere le forze iraniane e pro-iraniane, inclusi gli Hezbollah, impedendo loro di avvicinarsi troppo al territorio israeliano. Ma se ciò dovesse accadere, la reazione dei mercenari russi o dei soldati musulmani ingusci – dicono i vertici militari israeliani – è tutta da decifrare: li contrasteranno con le armi oppure si faranno da parte?