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Gerusalemme, scoperta iscrizione bizantina alla Porta di Damasco

Beatrice Guarrera
25 agosto 2017
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Gerusalemme, scoperta iscrizione bizantina alla Porta di Damasco
David Gellman, dell'Autorità israeliana per le antichità, posa accanto al mosaico bizantino che ha scoperto. (foto Nadim Asfour/CTS)

La notizia è stata diffusa il 23 agosto. Il mosaico, ben conservato, è venuto alla luce quest'estate nei pressi della Porta di Damasco, a Gerusalemme. Nel reperto si cita l'imperatore Giustiniano.


Un’antica iscrizione in greco è stata rinvenuta intatta a Gerusalemme, nei pressi della porta di Damasco. La scoperta che ha entusiasmato gli studiosi è avvenuta a inizio estate, ma è stata resa nota alla stampa il 23 agosto. «Stavamo per chiudere lo scavo, quando all’improvviso un angolo dell’iscrizione del mosaico è spuntata fuori tra i tubi e i cavi», ha raccontato David Gellman, direttore degli scavi per conto dell’Autorità israeliana per le antichità. I lavori prevedevano solo la posa di cavi interrati alla porta di Damasco nella città vecchia di Gerusalemme, ma, una volta scavato, è venuto alla luce qualcosa di completamente inaspettato. L’iscrizione si trova su un pavimento a mosaico risalente a 1.500 anni fa, che doveva forse appartenere a una sorta di ostello per pellegrini. «La porta di Damasco servì per centinaia di anni come principale ingresso settentrionale di Gerusalemme – ha spiegato Gellman -. Nel periodo bizantino, con l’emergere del cristianesimo, chiese, monasteri e ostelli per pellegrini furono costruiti nella zona a nord della porta e l’area divenne una delle più importanti e attive della città».

Secondo l’interpretazione della dottoressa Leah Di Segni, esperta di iscrizioni in greco antico dell’Università ebraica di Gerusalemme, il testo dell’iscrizione dice: «Al tempo del nostro piissimo imperatore Flavio Giustiniano, Costantino, sacerdote e abate amatissimo, fondò ed eresse anche questo intero edificio nell’anno della XIV indizione». Con «indizione» a quell’epoca si intendeva un periodo di quindici anni, usato come mezzo per datare eventi e transazioni nell’Impero romano.

Nella scritta viene, dunque, menzionato l’imperatore Giustiniano, uno dei più importanti governanti del periodo bizantino, durante il cui regno (527-565) fu completata la conversione al cristianesimo dell’Impero romano. Nell’anno 543, fu Giustiniano stesso a volere a Gerusalemme la costruzione di una grande chiesa dedicata a Maria, il cui abate era proprio il monaco Costantino. Resti di quella chiesa, conosciuta come la chiesa della Nea, sono stati trovati negli anni Settanta del secolo scorso dall’archeologo Nahman Avigad, nell’antico quartiere ebraico della città vecchia.

Un aspetto particolarmente interessante relativo all’iscrizione recentemente scoperta è che «risulta simile ad una iscrizione della chiesa della Nea, attualmente esposta nel museo di Israele», ha affermato la Di Segni. «Le stesse due persone sono menzionate nell’iscrizione: l’imperatore Giustiniano e l’abate Costantino – ha continuato la studiosa -. Questa nuova iscrizione ci aiuta quindi a comprendere i progetti di costruzione di Giustiniano a Gerusalemme, in particolare sulla chiesa della Nea». Sulla scorta delle fonti storiche, gli archeologi sostengono che la datazione del reperto al centro della scoperta sia da collocare nell’anno 550-551.

L’iscrizione rinvenuta vicino alla porta di Damasco è stata rimossa dagli esperti di conservazione dell’Autorità israeliana delle antichità, per essere analizzata in un laboratorio di mosaico.

«Il fatto che l’iscrizione sia giunta fino a noi è un miracolo archeologico – ha commentato entusiasta il direttore degli scavi David Gellman -. Ogni archeologo sogna di trovare un’iscrizione nei suoi scavi, soprattutto una così ben conservata e quasi intatta».

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