Se sarà mai adottata, rappresenterà senza dubbio una svolta importante per l’Islam. Parliamo di una proposta di legge che condanna l’incitazione all’odio e la giustificazione della violenza per motivi religiosi. Presentato a fine giugno agli uffici del presidente della repubblica egiziana Abdel Fattah al-Sisi, il testo proviene dall’università al-Azhar del Cairo. La notizia non è sfuggita al quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano, che ne ha riferito all’inizio di luglio. Faro accademico e religioso dell’Islam, l’università si presenta come la più alta autorità per i musulmani sunniti. Gode perciò di un certo prestigio in tutta l’Umma (la comunità dei musulmani).
Le autorità egiziane sono preoccupate dal fatto che le tensioni tra musulmani e cristiani all’interno del paese non smettono di inasprirsi. L’Egitto, in questi ultimi mesi, è stato teatro di molteplici attentati contro la comunità cristiana copta (che rappresenta il 10 per cento della popolazione). Il nuovo progetto di legge deve molto alla volontà di sicurezza di al-Sisi, che vuole dare battaglia a terroristi ed estremisti. Tra i quali include i Fratelli musulmani, dopo la sua ascesa al potere a spese del primo presidente democraticamente eletto dell’Egitto, l’islamista Mohamed Morsi, indiretto successore di Hosni Mubarak. Per contro, al-Azhar – con i suoi insegnamenti – è stata più volte accusata dalla presidenza della repubblica egiziana di contribuire alla violenza tra le religioni.
Nel maggio scorso uno degli studiosi dell’università, Salim Abdul Jalil, durante una trasmissione televisiva sul canale privato al-Mehwar, si cimentò in una spiegazione dei versetti del Corano riguardanti in non-musulmani. Ovviamente qualificava i cristiani e gli ebrei come “infedeli”, dal momento che si rifiutano di seguire gli insegnamenti del profeta Maometto. Il giovane predicatore li ammoniva a «convertirsi all’Islam prima di morire, se vogliono evitare la punizione divina riservata agli infedeli dopo la loro vita terrena». Parole che hanno ovviamente suscitato polemiche. Naguib Gibrail, avvocato e militante cristiano copto, si è affrettato a sporgere denuncia per «diffamazione contro la religione». A quel punto sono arrivate le scuse, ma il danno era ormai fatto. L’iniziativa della proposta di legge matura dunque in questo contesto di tensione e pone come obiettivo evidente per l’università quello di prendere apertamente le distanze dalle teorie che giustificano l’odio e la violenza con citazioni dal Corano e con argomentazioni religiose.
Il comitato che ha elaborato la proposta di legge era presieduto da Ahmed al-Tayeb, grande imam della plurisecolare moschea di al-Azhar, che intende scolpire su pietra la «totale incompatibilità tra la violenza giustificata con argomenti religiosi e la legge islamica», annota l’agenzia Fides. Concretamente, la redazione del testo è stata affidata a un collegio di cinque teologi e specialisti di differenti branche del diritto, supervisionati da Mohamed Abdel Salam, consigliere giuridico del grande Imam di al-Azhar. Il testo è il risultato dell’assemblaggio di elementi tratti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo (1948), dalla Costituzione egiziana e dal Codice penale del Paese. Fides riferisce che il testo non precisa le sanzioni da imporre a chi si renda responsabile di istigazione all’odio religioso. La questione è demandata alla discrezione dei giudici.
Un altro obiettivo importante del testo è da mettere in luce. Lo strumento legislativo si prefigge di condannare «tutti gli atti di discriminazione tra i cittadini».
Bisogna riconoscere che in questi anni al-Azhar non ha lesinato sui gesti di dialogo. Il papa ha ricevuto il grande Imam in Vaticano il 23 maggio 2016. Nell’ottobre dello stesso anno, per rigettare il terrorismo, una delegazione di al-Azhar si è recata nella chiesa di padre Jacques Hamel, assassinato vicino a Rouen, in Francia. Più recentemente ancora, il 3 luglio, ha avuto luogo presso la nunziatura apostolica al Cairo una riunione tra il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e la commissione del dialogo di al-Azhar. L’incontro si pone in continuità con la visita di papa Francesco ad al-Azhar il 28 aprile scorso, e mira ad approfondire la riflessione su un documento di interesse comune, al fine di continuare la collaborazione sul versante del dialogo interreligioso.