Per 650 chilometri, il Jordan Trail attraversa da un capo all’altro il Regno hashemita. Un percorso proposto ai sempre più numerosi amanti del trekking e turisti a passo lento.
Un cammino mozzafiato a contatto con la natura, adatto a tutti coloro che apprezzano le vacanze con un pizzico d’avventura. Parliamo del Jordan Trail, un itinerario che si può coprire per intero in un mese o poco più, lungo 650 chilometri che toccano 52 villaggi e città. Il sentiero attraversa la Giordania da nord a sud, mantenendosi sempre nella parte occidentale del Paese, e consente di entrare a contatto con la sua storia, le sue diverse culture, la cucina tipica e di passare del tempo con gli abitanti del luogo. Anticamente questo itinerario era via di comunicazione per i mercanti diretti verso la penisola araba e l’Asia.
La maggior parte del percorso è facile, anche se non mancano passaggi più difficili caratterizzati da stretti sentieri e tratti di roccia da scalare. Nel sito Internet che illustra il Jordan Trail, il percorso è articolato in nove sezioni, suddivise a loro volta in 4 o 5 tappe ciascuna. Per orientarsi è preferibile munirsi di un Gps e delle mappe della regione anche se è disponibile una segnaletica su tutto il tragitto. Per i meno esperti e sicuri dei propri mezzi sono a disposizione tour guidati.
Si parte dall’estremo nord del Paese e in particolare dalla città di Um Qais e si arriva al castello di Ajloun, già visibile a molti chilometri di distanza. Il maniero richiama un’altra fortezza crociata che si incontra molto più a sud: nella regione montuosa di Karak, non lontana dal Mar Morto. Tra le tappe più memorabili ci sono sicuramente le celebri vestigia di Petra, inserite dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’umanità. Altro panorama maestoso è quello della regione desertica del Wadi Rum, anticamera della costa affacciata sul Mar Rosso. Il viaggio si conclude proprio lì, nella città di Aqaba, antico porto della Giordania.
Da un punto di vista climatico il periodo migliore per mettersi in cammino lungo il Jordan Trail è tra i mesi di febbraio e aprile: le temperature sono confortevoli, le foreste a nord sono verdi e i fiori sono abbondanti sia in montagna sia nel deserto. È sconsigliato andare in inverno perché i mesi invernali sono i più freddi e sono frequenti piogge e nevicate, mentre in estate fa troppo caldo per camminare, soprattutto nelle regioni del sud.
Nello zaino del buon camminatore ci saranno capi d’abbigliamento adatti ad ogni condizione climatica (l’attenzione alla suscettibilità delle popolazioni locali suggerirebbe di non scoprire troppo spalle e cosce). Le calzature devono essere comode e adeguate all’impresa che si affronta. Vale il solito consiglio: evitate scarpe nuove e non già collaudate!
Un’altra avvertenza di importanza vitale: soprattutto nelle giornate più calde è bene non mettersi in cammino senza almeno 3 litri d’acqua (meglio ancora 5). Copricapo, crema solare e occhiali da sole sono irrinunciabili. Così come qualche snack energetico e proteico da sgranocchiare mentre si cammina.
Oltre ai medicinali di primo soccorso, bende e cerotti, meglio avere anche un repellente per insetti, utile proteggersi sia di giorno sia di notte. Per dormire è bene portarsi una tenda da campeggio e un sacco a pelo anche se non sempre servono perché le comunità locali offrono l’alloggio, oltre al cibo. Si può anche dormire in accampamenti in stile beduino, dotati di ogni comodità.
Per chi cammina da pellegrino
Anche la Giordania è Terra Santa e non lo dimentichiamo. Non occorre discostarsi di molto dal tratto del Jordan Trail che costeggia il Mar Morto per visitare luoghi e santuari cari ai cristiani, ma anche ad ebrei e musulmani. Tra questi menzioniamo il Monte Nebo, la città di Madaba, Betania Oltre il Giordano, Macheronte e i resti di Umm Ar-Rasas.
Il Monte Nebo è uno dei luoghi santi più venerati della Giordania, perché fu la tappa finale del viaggio terreno di Mosè, che condusse gli israeliti fuori dalla schiavitù in Egitto. La Bibbia dice che su questo monte Mosè morì e fu sepolto, anche se non si sa precisamente dove. Da balcone naturale si gode di una vista che spazia dal Mar Morto alla Valle del Giordano, da Gerico alle colline di Gerusalemme.
Madaba è nota come la “città dei mosaici”. Il più famoso dei quali rappresenta una mappa di Gerusalemme e della Terra Santa risalente al VI secolo. Il mosaico si trova sul pavimento della chiesa di San Giorgio, ma è rimasto solo un quarto della superficie iniziale. Le località inserite nella mappa obbediscono a criteri di ordine religioso: al centro si trova Gerusalemme di cui riconosciamo il cardo e gli edifici principali.
Betania oltre il Giordano, considerata il luogo in cui Gesù Cristo fu battezzato da Giovanni il Battista. Si trova sulla riva orientale del Giordano, di fronte a Gerico. Betania fu luogo di passaggio per i pellegrini che si recavano da Gerusalemme al Monte Nebo. Inoltre è un parco archeologico nel quale si può visitare il sito battesimale, la collina di Elia, da cui il profeta ascese al cielo su un carro di fuoco, la fonte di Giovanni Battista. Recentemente il governo di Amman ha investito in un ambizioso piano di rilancio di questo sito come luogo di pellegrinaggi, incoraggiando le varie Chiese cristiane a costruire moderni luoghi di culto e centri di accoglienza per i pellegrini.
Situata più a sud, Macheronte (Mukawir) è una collina fortificata che svetta a est del Mar Morto, nota per essere stato un palazzo erodiano e il luogo di prigionia e martirio di Giovanni il Battista. Nel sito c’è ancora molto da riportare alla luce. In questi anni vi opera una missione archeologica ungherese.
Più a oriente Umm Ar-Rasas è pregevole per i pavimenti musivi di ciò che resta della chiesa bizantina di Santo Stefano. Vi sono rappresentate 15 città della Terra Santa. Gli scavi che li riportarono alla luce nel 1986 si debbono a fra Michele Piccirillo, archeologo della Custodia di Terra Santa. Il religioso italiano è prematuramente scomparso nel 2008 e le sue spoglie riposano sul Monte Nebo, che negli ultimi anni fu la sua base operativa. In Giordania come in Italia, lo rimpiangono in molti.
(ha collaborato Arianna Tarantola)