(g.s.) – È stato sospeso questa mattina, 27 maggio, lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane (complessivamente quasi 1.600 persone). La protesta – proclamata con lo slogan «Libertà e giustizia» il 17 aprile scorso, nel giorno che i palestinesi dedicano alla solidarietà con chi di loro è rinchiuso nelle carceri israeliane – è durata 40 giorni. L’hanno condotta a termine, secondo i media israeliani, oltre 800 carcerati, in particolare coloro che si riconoscono nel partito Fatah.
Stando ai primi comunicati emessi oggi, l’amministrazione penitenziaria israeliana ha per ora accolto solo una delle richieste dei prigionieri: quella di consentire, come già avveniva in passato, due visite mensili ai parenti anziché una. Il negoziato con i rappresentanti dei detenuti continua, in coordinamento con il Comitato internazionale della Croce Rossa e con i funzionari dell’Autorità Palestinese preposti a seguire il tema. Anche Marwan Barghouti, leader della protesta e personalità di spicco della politica palestinese che sconta numerosi ergastoli per reati legati al terrorismo, sarebbe stato coinvolto nella trattativa, nonostante la volontà degli israeliani di tagliarlo fuori. Nelle settimane scorse sono state numerose, e un po’ ovunque nei Territori, le manifestazioni pubbliche organizzate in solidarietà con i prigionieri.