(g.s.) – Si svolge in Israele dall’11 al 20 maggio Docaviv, il Festival internazionale di Tel Aviv dedicato ai documentari. Nella sezione riservata ai film israeliani sono più d’una le opere degne d’attenzione. Pensiamo a My beloved country che racconta il non facile processo di inserimento in Israele di nuovi immigrati ebrei di varia età e provenienza geografica: adolescenti e adulti dalla Russia, dal Libano e dall’India. The Promised (La promessa) tocca lo stesso tema dal punto di vista degli immigrati ebrei dalla Francia (seguiti dal regista per cinque anni), alla scoperta di una terra per molti versi diversa dalle aspettative.
Ma è su un altro documentario che vogliamo soffermarci: The Field (Il campo), dedicato al progetto Roots (Radici), un’esperienza di dialogo tra palestinesi ed ebrei israeliani insediati nei Territori occupati. Anche quest’opera nasce da un paziente lavoro di documentazione durato quasi due anni e mezzo.
The Field descrive il cammino percorso da questo gruppo di persone che nei pressi di Gush Etzion, tra Betlemme e Hebron, ha raccolto la sfida ad ascoltarsi e confrontarsi reciprocamente lanciata da Ali Abu Awad. Lui è un palestinese che molto ha pagato in termini personali e familiari alla logica del conflitto armato. Ormai, convinto che sia un vicolo cieco, si è convertito alla prospettiva della non violenza, ispirandosi alle esperienze del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King. Dopo aver militato in Fatah, come la madre, ed avere come lei passato alcuni anni nelle carceri dello Stato ebraico, Ali ha anche perso un fratello, freddato da un soldato israeliano a un posto di blocco. Vicende tragiche che lo hanno condotto ad aderire a Parents Circle, il forum di famigliari israeliani e palestinesi di vittime del conflitto che cercano insieme una via di riconciliazione alternativa al perpetuarsi della vendetta e dell’odio.
In questo video, del regista Mordechai Vardi, Ali Abu Awad parla in inglese a un uditorio di israeliani insediati a Efrat, nell’area di Gush Etzion.
In un campo di sua proprietà Ali – che parla correntemente arabo, ebraico e inglese – ha costruito una baracca, proponendola ai coloni che abitano in zona come luogo di incontro, o, se si vuole, di scontro pacifico e all’insegna dell’ascolto. Tra i primi ad aderire alla proposta c’è il rabbino Hanan Schlesinger che diventa così uno dei fondatori dell’esperienza di Roots. The Field ne narra dando conto degli alti e bassi, inclusi i momenti in cui una nuova ondata di violenza lambisce le persone più vicine e sembra in grado di vanificare ogni sforzo di incontrarsi e sradicare dai cuori il desiderio di fare pace.