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Francesco al Cairo per un abbraccio di consolazione

Giuseppe Caffulli
27 aprile 2017
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Francesco al Cairo per un abbraccio di consolazione
Papa Francesco saluta dalla vettura scoperta.

Inizia domani il breve viaggio di Papa Francesco in Egitto. Il significato di questa trasferta e le attese del popolo e delle Chiese che lo accoglieranno. Intervista al francescano Mamdouh Chéhab Bassilios.


«Al Salamò Alaikum! La pace sia con voi!». Così il Papa ha salutato il «caro popolo dell’Egitto» in prossimità della sua visita nel Paese. «Desidero – ha detto Francesco in un messaggio video diffuso il 25 aprile e trasmesso anche dalla televisione egiziana – che questa visita sia un abbraccio di consolazione e di incoraggiamento a tutti i cristiani del Medio Oriente; un messaggio di amicizia e di stima a tutti gli abitanti dell’Egitto; un messaggio di fraternità e di riconciliazione a tutti i figli di Abramo, particolarmente al mondo islamico. Infine anche un valido contributo al dialogo interreligioso con il mondo islamico e al dialogo ecumenico con la venerata e amata Chiesa Copto Ortodossa».

Il programma del viaggio – che durerà 36 ore dall’accoglienza ufficiale all’aeroporto alle 14.00 di venerdì 28 aprile al congedo il giorno dopo alle 17.00 – è particolarmente denso. Ma questi tour de force sono ormai una costante dei viaggi di Papa Bergoglio. La prima tappa è al palazzo presidenziale, dove si svolgerà l’incontro privato con il capo dello Stato Abdel Fattah El-Sisi. Poi il trasferimento all’Università di Al-Azhar, per un incontro privato con il grande imam Ahmed Al-Tahyeb. Il Pontefice parteciperà alla Conferenza internazionale per la pace che si tiene appunto nell’università che è uno dei fari teologici dell’Islam sunnita. Sarà presente all’incontro anche Bartolomeo I, il patriarca ecumenico di Costantinopoli, che già fu con Francesco nella visita a Lesbo l’anno scorso e nel 2014 in Terra Santa.

Nel tardo pomeriggio il Papa incontrerà personalità della politica, dell’economia  e della cultura. Poi si recherà al patriarcato copto, da papa Twadros II. Insieme a Bartolomeo raggiungerà in seguito la chiesa di al-Botrosiyya (San Pietro) per pregare per i cristiani copti uccisi negli attentati del 9 aprile scorso, Domenica delle Palme. Dopo cena Francesco vedrà rappresentanze di fedeli cattolici giunti in pellegrinaggio da altre località dell’Egitto.

Il 29 aprile, in mattinata, celebrerà la messa allo stadio dell’Aeronautica militare. Al termine il pranzo con i vescovi e nel pomeriggio l’incontro con sacerdoti, seminaristi e suore.

Tra i partecipanti a quest’ultimo appuntamento ci sarà anche fra Mamdouh Chéhab Bassilios, superiore del Convento francescano dell’Assunzione di Maria Santissima al Cairo, nel popolare quartiere del Muski. «Gli egiziani – spiega il religioso – stanno attendendo con grande entusiasmo la visita del Santo Padre. All’indomani degli attentati della domenica delle Palme, non pochi si aspettavano una rinuncia. Il Papa ci ha sorpreso, insistendo sulla realizzazione di questa visita».

Come vive il Paese l’arrivo del Papa?
Per il momento, i sentimenti sono di gioia e trepidazione. C’è grande attenzione da parte dell’opinione pubblica. La strada che porta dall’aeroporto fino al centro, chiamata Salah Salem è piena di grandi manifesti con il motto della visita: «Il Papa della Pace nell’Egitto della Pace». Giornali, canali televisivi statali o privati non fanno altro che parlarne. Alcuni noti opinionisti, come Amr Adib, Lamis al-Hadidi, Ibrahim Issa, tessono gli elogi del Papa umile.

Cosa si aspettano i cattolici in particolare?
I cattolici sono sempre una minoranza dentro la minoranza cristiana in Egitto. Ricevere la visita del Santo Padre significa un maggiore riconoscimento dinanzi alla Chiesa copta e allo Stato. È un grande sostegno per la Chiesa locale. Di fronte alla minaccia del terrorismo, l’arrivo del Papa ci sostiene nella fede e ci aiuta a non lasciarci andare alla paura.

Quali sono invece le attese della Chiesa copta?
I fratelli copti aspettano il Papa non soltanto perché dia un impulso alla realizzazione dell’unità tra le Chiese, ma anche perché offra sostegno alla Chiesa dei martiri. Tra Tawadros e Francesco esiste una grande affinità spirituale. Tra l’altro il Patriarca copto è rimasto molto colpito dalla recente visita del cardinale Kurt Koch (presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani – ndr) che ha consegnato alla Chiesa copta le condoglianze di Papa Francesco dopo i recenti attentati. Ai copti sta a cuore la questione ecumenica, ma il cammino da compiere per appianare le divergenze dottrinali e dogmatiche è ancora lungo.

Il Papa parteciperà al convegno interreligioso di Al Azhar. Questo nuovo incontro di dialogo con l’Islam aiuterà a sconfiggere i fondamentalismi?
Come cristiani egiziani ce lo auguriamo. Anzi, lo speriamo. Ma purtroppo abbiamo uno sguardo disincantato sulla questione. Al Azhar finora non ha condannato i terroristi perché fanno parte di coloro che professano le due shehada (confessione di fede a due elementi) ossia la fede in Dio Uno e nel suo profeta, anche se condanna le azioni terroristiche dello Stato islamico. Purtroppo, se non ci sarà una condanna più ferma, non sarà un convegno interreligioso sul tema della pace a sconfiggere i fondamentalismi.

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