(i.s.) – Assia ha 10 anni e non ha mai messo piede a scuola. «Non ho idea di come possa essere un’aula scolastica. Mi piacerebbe andare a scuola e da grande diventare un’insegnante». Assia è una dei 1,75 milioni di bambini siriani che non possono frequentare la scuola. Fares, invece, ha appena sei anni. Vive con i genitori in Libano: «Non so leggere né scrivere. So solo disegnare il mare, il cielo e il sole». In compenso Fares sa servire ai tavoli nei ristoranti, sa spazzare il pavimento e servire coni gelato. Saja, 13 anni, ha visto morire suo fratello e quattro suoi amici durante un bombardamento. Lei stessa – che sognava di diventare una ginnasta – ha perso una gamba.
Quelle di Assia, Fares e Saja sono tre delle storie raccolte da Unicef nel dossier Toccare il fondo. Come il 2016 è diventato l’anno peggiore per i bambini siriani, pubblicato alla vigilia del sesto anniversario dello scoppio della guerra in Siria. I dati pubblicati dall’agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite fotografa una situazione drammatica. A partire dall’enorme numero di bambini tra le vittime civili: 652 solo nel 2016, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2015. «Limitandoci ad Aleppo, in una sola settimana dello scorso settembre – si legge nel rapporto – 96 bambini sono stati uccisi e 223 sono rimasti feriti».
Ma in Siria non si muore solo a causa dei bombardamenti, dei proiettili e delle esplosioni. Si muore per mancanza di cure mediche e di cibo: sono circa 2,8 milioni i bambini che vivono in aree difficilmente accessibili. Di questi, almeno 280 mila vivono all’interno di aree assediate. Qui si muore per malattie che in altre parti del mondo vengono curate facilmente e il rischio di morire di fame è molto elevato dal momento che un bambino su quattro soffre di grave malnutrizione.
Unicef stima che siano circa 6 milioni i bambini siriani che dipendono dagli aiuti umanitari. Circa due milioni e mezzo i piccoli profughi che vivono da sfollati in Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Iraq.
In questo contesto di crescente insicurezza e deprivazione (anche economica) per le famiglie crescono le situazioni di sfruttamento cui sono sottoposti i bambini e gli adolescenti siriani. A partire dall’aumento dei matrimoni precoci – ampiamente documentato soprattutto nei campi profughi in Giordania e in Libano -, dal crescente impiego dei bambini nei più disparati settori lavorativi (nei campi come nell’edilizia, nelle fabbriche tessili come nei ristoranti). E cresce anche il numero di bambini e adolescenti costretti a combattere: solo nel 2016, Unicef ha documentato 850 episodi di reclutamento di minori (il doppio rispetto al 2015), che sempre più spesso vengono impiegati in prima linea, usati come attentatori suicidi o come guardie armate.