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Il British Museum per l’Iraq

Eleonora Prandi
14 marzo 2017
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Il British Museum per l’Iraq
Il British Museum.

Formare una nuova leva di archeologi iracheni per salvaguardare i reperti archeologici scampati alla guerra e alle masnade dello Stato islamico. È il Progetto Iraq del British Museum.


Il British Museum di Londra ha lanciato un’iniziativa per la formazione di alcuni archeologi iracheni con l’obbiettivo di salvaguardare i reperti archeologici recuperati nelle zone colpite dai conflitti e successivamente liberate dall’occupazione dalle milizie del sedicente Stato islamico.

Come l’intero Iraq, anche l’area di Mosul è ricchissima di reperti archeologici di enorme importanza. Proprio nei dintorni della città sorgevano gli antichi centri di Ninive e Nimrud, divenuta oggetto, quest’ultima, della devastazione messa in atto dagli uomini del califfo nero e documentata in Rete con un video datato aprile 2015.

Attraverso le immagini dei satelliti, secondo recenti studi e successivi scavi svoltisi nel nord dell’Iraq e precisamente nella regione del Kurdistan, si è scoperta una città di cui precedentemente non si conosceva l’esistenza; viene poi individuata la città sumera di Tello, risalente al III secolo a.C. e straordinariamente conservata nonostante le costruzioni originali siano in paglia e fango. Un patrimonio archeologico inestimabile che gli esperti del British Museum, così come gli studiosi di tutto il mondo, si propongono di salvare, come afferma Jonathan Tubb, responsabile del dipartimento Medio Oriente: «Volevamo fare qualcosa di positivo e costruttivo nei confronti di popolazioni e di luoghi devastati dalla guerra continua».

Nasce a questo scopo il Progetto Iraq che – si legge nel sito ufficiale del British Museum – viene pensato per informare i possibili turisti della situazione della zona e ricordare ai visitatori l’importanza dell’area irachena per quanto riguarda il patrimonio archeologico e storico.

La collaborazione del celebre museo inglese con i colleghi del polo museale di Mosul e Baghdad, inizia nel 2003 quando gli archeologi iracheni chiedono l’aiuto del British Museum per conservare i reperti scampati allo scoppio della guerra e tentare di arginare i danni agli edifici storici e agli stessi musei. Nel giugno 2008 poi, il British Museum e le forze armate britanniche, con il pieno sostegno del Consiglio di Stato per le Antichità e il Patrimonio in Iraq, intraprendono un progetto congiunto per valutare i danni in un certo numero di siti archeologici nel sud dell’Iraq.

Degli scorsi giorni è l’annuncio dell’ampliamento del progetto volto alla formazione di nuovi esperti o nella specializzazione degli archeologi già al lavoro, in modo da fornire loro gli strumenti più adatti all’intervento sui reperti danneggiati, anche gravemente. Nell’arco di cinque anni verranno coinvolti cinquanta archeologi che si alterneranno in cicli di tre mesi in Inghilterra più altri tre direttamente sul suolo iracheno. Lo scopo del team internazionale è quindi «completare i progetti in atto, per scoprire e per cambiare la direzione della storia e archeologia attraverso gli strumenti offertici» afferma Halkawt Qadir Omer, un tirocinante del Progetto Iraq, all’agenzia France Presse.

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