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A sostegno delle comunità cristiane

Giuseppe Caffulli
28 febbraio 2017
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A sostegno delle comunità cristiane
Un momento di festa in una scuola della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme (foto Marie-Armelle Beaulieu/CTS)

Si tiene il 14 aprile la Colletta del Venerdì Santo, i cui proventi servono per sostenere la presenza cristiana in Medio Oriente e custodire i santuari.


L’impegno a sostenere le Chiese del Medio Oriente risale ai tempi di san Paolo. L’apostolo delle genti ricordava il dovere dell’impegno per Gerusalemme, perché proprio grazie alla comunità cristiana della Città Santa il Vangelo aveva potuto diffondersi in tutto il mondo». L’intervento del Custode di Terra Santa fra Francesco Patton, pubblicato sul Sussidio 2017 della Colletta del Venerdì Santo, entra subito nel merito: «La Chiesa di Gerusalemme continua ad essere la Chiesa madre e rimane il debito di riconoscenza delle altre Chiese verso Gerusalemme. Oggi poi il sostegno è necessario perché la chiesa locale in Medio Oriente non ha mezzi, non riceve certo finanziamenti dallo Stato. E non può nemmeno pretendere un sostegno dai fedeli, che sono una minoranza religiosa all’interno dei rispettivi Paesi. Una minoranza bisognosa di aiuto economico».

Il 14 aprile prossimo, in tutte le chiese e i luoghi di culto cattolici del mondo, si tiene la Colletta del Venerdì Santo a sostegno dei Luoghi Santi. È la tradizionale raccolta di libere offerte dai fedeli: risale appunto ai tempi dell’apostolo Paolo ed è sempre stata confermata dai Pontefici nel corso dei secoli.

«La tutela dei Luoghi Santi è molto importante – prosegue il padre Custode – in quanto, per usare le categorie di san Giovanni, sono i luoghi che ci permettono di vedere e toccare dove il Verbo della vita si è fatto carne. La memoria dei luoghi dell’Incarnazione vi ricorda costantemente che la nostra fede si basa su un evento che è accaduto nella storia. Gesù Cristo, nato, morto e risorto, non è una favola, un mito o un’invenzione. Il rapporto con i luoghi indica la relazione con la storicità della fede».

Oggi, la Custodia di Terra Santa e le Chiese che sono destinatarie di questa speciale forma di sostegno (che viene ripartito dalla Congregazione per le Chiese orientali) si trovano di fronte a problemi gravissimi: il peso delle guerre che stanno squassando il Medio Oriente e la crescente crisi economica che – se è vero che tocca tutto il mondo – fa sentire i suoi morsi in una terra dove il lavoro è per molti versi una chimera. Di qui la necessità di salvaguardare soprattutto le «pietre vive… cioè quei fratelli che lungo la storia hanno testimoniato e garantito una continuità di fede vissuta».

A sostegno di queste comunità cristiane, la Custodia di Terra Santa cerca di rispondere ai bisogni più urgenti: la scuola, l’assistenza sanitaria, la casa, il lavoro… Nel ventaglio delle opere caritative non dobbiamo dimenticare l’enorme emergenza dei rifugiati e dei profughi, che tocca tutto il Medio Oriente (non solo la Terra Santa, ma anche Siria, Giordania, Cipro, Rodi, dove la Custodia di Terra Santa è presente).

Un impegno, che come sottolinea mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, nel suo testo di saluto, ci deve costringere a passare «da un semplice contributo economico, al reale “farsene carico”, iniziando a compromettersi – anche e soprattutto attraverso la preghiera – con la realtà di chi vive nei Luoghi Santi».

Per i francescani della Custodia di Terra Santa, il 2017 è un anno particolare, come sottolinea fra Giuseppe Ferrari, delegato del Padre custode per l’Italia: «Ricorre l’ottavo centenario della nostra presenza nei Luoghi Santi, che la Chiesa stessa ci ha affidato. In quella terra benedetta ci prendiamo cura della comunità cristiana locale e cerchiamo di essere ponti di pace».

E ancora: «“Signore, fa di me uno strumento della Tua Pace: dove è odio, fa ch’io porti l’Amore, dove è offesa, ch’io porti il Perdono, dove è discordia, ch’io porti l’Unione…”, pregava san Francesco. E questo è il mandato che cerchiamo ogni giorno di mettere in pratica nelle terre che per prime hanno conosciuto l’annuncio della Salvezza».

 


 

Il Custode: «Cristo risorto, pienezza della nostra vita»

 

Carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia pace!

Quest’anno, avremo la grazia di celebrare la Pasqua nell’Edicola del Santo Sepolcro interamente restaurata, grazie alla collaborazione con i fratelli della Chiesa greco-ortodossa e di quella armeno apostolica.

Il Sepolcro è anzitutto il luogo dove il Signore Gesù ha condiviso la nostra esistenza fino in fondo, entrando nel mistero della morte, che sembra contraddire il senso stesso della nostra esistenza. ll luogo fisico che conserva la memoria della Sua sepoltura ci testimonia che l’incarnazione del Figlio di Dio è talmente reale, talmente completa, talmente piena, da arrivare fino all’esperienza della morte, che è l’esperienza finale di ogni esistenza umana.

Ma il Santo Sepolcro è soprattutto il luogo dove la morte è stata vinta. Quando Maria Maddalena si reca in questo luogo il mattino di Pasqua trova una tomba vuota. Lo stesso accade a Pietro e Giovanni quando giungono qui di corsa e col fiato in gola.

Auguro a tutti di poter fare, in occasione della Pasqua, l’esperienza della Maddalena, l’esperienza di Pietro e di Giovanni, l’esperienza di vedere dei segni, magari piccoli, che ci permettano di credere che Gesù è risorto e sta conducendo la nostra storia verso la pienezza della vita in Lui.

Fra Francesco Patton ofm
Custode di Terra Santa

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