(i.s.) – A prima vista Naser Jeldha, 57 anni, è un artista come tanti. Trascorre le sue giornate intagliando figure religiose, cesellando immagini tratte dalla Bibbia e dipingendo icone che raffigurano i volti di Gesù, di Maria Maddalena e dei santi. Ti aspetteresti di trovare una bottega come la sua per le strade di Gerusalemme o a Nazaret, un luogo dove si producono oggetti d’arte sacra da vendere a turisti e pellegrini. E se così fosse, Naser Jeldha sarebbe probabilmente un artista come molti altri.
A rendere speciale il lavoro e le opere di Naser Jeldha è soprattutto il luogo in cui ha scelto di realizzarle: la Striscia di Gaza. Un territorio piccolo e sovraffollato, impoverito, bombardato a più riprese, negli utlimi anni, dalle forze armate israeliane e governato dagli estremisti islamici di Hamas. Un luogo dove vive una piccola comunità cristiana (appena 1.200 persone) e poco conosciuta.
«Vivo qui da 54 anni. Ho ottimi rapporti con i miei vicini di casa musulmani. Gaza è bellissima e non voglio lasciarla – spiega Naser –. Qui non mi sento straniero». Il suo studio si trova nei pressi di una chiesa ortodossa del Quinto secolo. Lui stesso è un membro della Chiesa greco-ortodossa. In vista del Natale (che gli ortodossi celebrano il 7 gennaio) Naser è molto impegnato: i muri del suo studio sono ricoperti dai suoi quadri; alcuni dipinti sono disposti sui braccioli delle sedie o delle poltrone; altri ancora appoggiati a un antico pianoforte russo.
Le sue icone e le sculture non saranno vendute. Sono regali per parenti e amici in vista delle feste. «Faccio tutto questo per la mia religione – dice Naser –. Voglio fare in modo che le persone la vedano, non deve essere relegata ai testi nelle chiese».
Nelle prossime settimane spera anche di riuscire a ottenere uno degli 800 permessi che il governo di Israele concede ai cristiani per lasciare Gaza e raggiungere Betlemme – nei Territori occupati in Cisgiordania – per assistere ai servizi liturgici nei luoghi in cui è nato Gesù. «Abbiamo fatto la richiesta per i permessi e se ci verranno dati voglio andare là con la mia famiglia», spiega Naser che è determinato a restare a Gaza, sebbene negli ultimi anni siano sempre più numerosi i cristiani come lui che hanno deciso di partire. Anche a causa della crescente crisi economica.