«Benedetto sei tu Signore, Dio dell’universo, che ci hai tratto dalle tenebre dell’errore alla splendida luce del tuo regno», con questa preghiera della liturgia delle ore della Chiesa cattolica vorrei aprire questa mia riflessione sul periodo dell’anno che ha come tema principale la luce: il tempo di Natale. Quest’anno è ancora più significativo per i fedeli che vivono in Terra Santa, perché la notte di Natale e la festa ebraica di Chanukkha ricorrono nella stessa data, il 24 dicembre.
Credo sia interessante conoscere un po’ più da vicino questa festa non troppo nota, soprattutto ai cristiani. Non coincide con alcuna delle nostre feste, come invece lo sono le feste ebraiche di Pasqua e di Pentecoste.
Dopo il dono della Torah, che gli ebrei festeggiano a Pentecoste, la seconda festività più importante è quella di Chanukkha, che significa «dedicazione». Si fa riferimento alla dedicazione dell’altare del Tempio di Gerusalemme dopo l’occupazione ellenica durante il II secolo prima di Cristo, quando gli occupatori cercarono di sradicare gli elementi fondamentali della religione ebraica proibendo la pratica della Legge sacra. Questi fatti sono narrati nel libro dei Maccabei (1Maccabei 4,36-59), che i cristiani hanno nella Bibbia come libri canonici, mentre sono assenti dai testi sacri degli ebrei perché furono scritti in lingua greca e pertanto non considerati degni di lettura. La festa è comunque molto importante e celebrata tradizionalmente per quanto è narrato in quei testi. Il particolare che dà il senso alla festa è un miracolo tramandato dalla tradizione, non descritto in nessun testo sacro, né in lingua ebraica, né greca, riportato però nel Talmud, secondo il quale non fu possibile trovare l’olio necessario per dar luce alle sette lampade della Menorah del Tempio. La storia dice che fu trovata un’unica ampolla d’olio, che sarebbe stata sufficiente per mantenere accese le lampade per una sera soltanto. Fu allora che avvenne un miracolo: l’olio infatti bastò per tenere illuminate le sette lampade per otto giorni in maniera del tutto inspiegabile. Per tale ragione il candelabro ebraico chiamato Menorah, che ha sette bracci, per la festa di Chanukkha è speciale e ne ha otto. Chiamato Chanukkhia, è utilizzato solo per la festa delle luci, con un nono braccio che accoglie la candela chiamata Shamas, il servo, da cui si prende la luce per illuminare le candele, una per giorno. Prima del ventesimo secolo questa veniva considerata una festa minore, ma con la crescente popolarità del Natale come maggiore festività del mondo occidentale, si cominciò a festeggiare Chanukkha come celebrazione della volontà di sopravvivere del popolo ebraico, come rinascita, in particolare dopo l’Olocausto, come il dominio della luce sull’oscurità.
Quest’anno la prima candela di Chanukkha sarà accesa in tutto il mondo dagli ebrei la notte di Natale, il 24 dicembre, mentre tutti i cristiani del mondo saranno intenti ai preparativi per la Vigilia, la notte più santa dell’anno, la notte che fu testimone della Luce che viene nel mondo. «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Isaia 9,1-6), questo è il testo che la Chiesa proclama nel periodo di Avvento e nella notte di Natale in particolare; mai come quest’anno, soprattutto in Terra Santa, queste parole risuoneranno annunciatrici dell’avvento tra noi della vera luce.
Da alcuni anni una comunità di ebrei di Gerusalemme, proveniente da varie tradizioni e culture differenti, invita per l’accensione delle candele di Chanukkha cristiani e musulmani. È un momento molto significativo, tutti sono invitati ad esprimere un’intenzione particolare per cui una delicata situazione di «tenebra» venga illuminata dalla luce. Ogni sera di Chanukkha si canta e si celebra la speranza che la luce rappresenta, la forza della vita e dell’amore che vince le tenebre della paura, dell’indifferenza e dell’odio. Quest’anno la luce che verrà accesa il 24 dicembre a Gerusalemme, come in tutto il mondo, non potrà essere indifferente e inosservata, perché ovunque sarà splendore: nelle chiese, nelle sinagoghe, nelle case di cristiani ed ebrei; per otto giorni, che coincideranno con l’Ottava di Natale, lampade e candele illumineranno le nostre notti nell’atmosfera gioiosa di due feste piene di amore.
Che ogni tenebra sia scacciata dalla luce e che venga in ogni cuore il Tuo regno Signore. Buona festa a tutti e Buon Natale!
Eco di Terrasanta 6/2016
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