«Conosciamo bene la tua famiglia di cristiani infedeli. Non avete il diritto di vivere in Iraq. Ve ne dovete andare, altrimenti vi uccideremo». Era la sera del 2 giugno 2014, Nameer stava rincasando dal lavoro quando un gruppo di uomini armati lo ha fermato e minacciato puntandogli una pistola alla testa.
In pochissimo tempo, la normalità di questa famiglia irachena cristiana di Kirkuk (lui veterinario, lei insegnante, quattro figli) è precipitata in un incubo. «Quando sono tornato a casa, ho avvertito mia moglie di non uscire più per alcun motivo e di non aprire la porta a nessuno», racconta l’uomo. Che inizialmente non ha voluto rassegnarsi ad abbandonare la propria città.
Nel profondo del suo cuore Nameer continuava a conservare la speranza che i suoi figli potessero crescere nella città in cui lui stesso era nato. Credeva che sarebbe bastato tenere duro, in attesa di tempi migliori. Le speranze dell’uomo, però, si sono spente poco più di un mese dopo, quando i miliziani del sedicente Stato islamico (Isis) hanno conquistato Kirkuk. Nuove minacce telefoniche lo hanno convinto definitivamente a scappare.
A preoccupare Nameer e la moglie è soprattutto la figlia 14enne, Shosho, disabile per una paralisi cerebrale alla nascita. Sanno che il viaggio per lei sarà particolarmente duro e che da rifugiati sarà ancora più difficile trovare le medicine necessarie oltre che farle seguire una corretta attività di riabilitazione. In Giordania, dove la famiglia ha trovato rifugio nel settembre 2016 presso la nunziatura apostolica ad Amman, la situazione si fa sempre più dura giorno dopo giorno: Nameer (come tutti i profughi siriani accolti nel Paese) non può lavorare: trovare i farmaci per Shosho è sempre più difficile.
La situazione si sblocca quando – grazie alla mediazione di don Mario Cornioli, sacerdote toscano in servizio al patriarcato latino di Gerusalemme – viene coinvolto l’Istituto Serafico di Assisi, specializzato nella riabilitazione delle persone con disabilità gravi.
Grazie al progetto Letti di Francesco, l’istituto mette a disposizione di bambini disabili gravi che fuggono da guerre o da situazioni di assoluto abbandono, la possibilità di un ricovero gratuito, che viene sostenuto esclusivamente con la carità. «I posti letto che abbiamo creato con questo progetto – spiega Francesca Di Maolo, presidente del Serafico – godranno di tutte le necessità strumentali, di organico e di figure sanitarie specializzate e saranno totalmente a carico della solidarietà delle persone, nella convinzione che tutti siamo responsabili e custodi della vita».
Shosho e la sua famiglia sono arrivati all’aeroporto di Roma Fiumicino lo scorso 26 ottobre. Dopo tanta paura e incertezza, potranno finalmente iniziare una nuova vita.