(g.s.) – Per scongiurare una possibile crisi della precaria coalizione di governo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dato il via a una nuova fase del trasferimento in Israele di ebrei etiopi che da lungo tempo erano in attesa ad Addis Abeba e Gondar. Domenica 9 ottobre i primi 63 sono sbarcati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Entro fine anno il numero totale degli arrivi dovrebbe raggiungere le 1.300 persone, vocate al ricongiungimento familiare con parenti che già vivono nello Stato ebraico.
L’obiettivo dichiarato dal governo nel 2015 è di trasferire complessivamente 9 mila falasha mura (ebrei etiopi che si convertirono al cristianesimo) in Israele entro il 2020. Sempre che si riesca a reperire le risorse finanziarie indispensabili a coprire tutti i costi del programma coordinato dall’Agenzia ebraica – che facilita l’aliya (cioè l’immigrazione) degli ebrei di tutto il mondo verso Israele – e che il governo etiope non si opponga. Il dislocamento massiccio degli ebrei etiopi in Israele ebbe inizio nel 1984 con la cosiddetta Operazione Mosè.