(g.s.) – Nel luglio scorso il complesso monumentale di Ani, in Turchia, è entrato a far parte dei siti riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, l’agenzia Onu per la cultura, l’istruzione e la scienza.
È situato nell’Anatolia Orientale, a 42 chilometri dalla città di Kars, non distante dal confine con l’Armenia. Le valli scavate dai corsi d’acqua circostanti hanno formato un altopiano di forma triangolare vasto 85 ettari, che a un tempo è culla e baluardo naturale per la città fortificata di Ani, antica capitale dell’Armenia. Proprio lì, nel 992, fu trasferita la sede del Catholicos, la massima autorità religiosa degli armeni che già avevano adottato il cristianesimo come religione della nazione agli albori del Quarto secolo.
Il Medio Evo, grazie alla dinastia reale dei Bagratidi (o Bagratuni), è l’epoca d’oro di Ani, che però ospitava insediamenti umani sin dall’Età del Ferro (1200-1100 a.C.). Gli Ottomani assunsero il controllo del territorio nel Sedicesimo secolo.
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