Il 6 giugno ha avuto inizio per i musulmani del Medio Oriente il Ramadan (in alcuni paesi del mondo è iniziato il giorno dopo), mese dedicato al digiuno e all’astinenza nelle ore diurne. In molte città e quartieri mediorientali questo speciale arco di tempo viene sottolineato con luminarie e addobbi (come vediamo in questa strada di Nablus). L’atmosfera sociale si fa più rilassata e i ritmi del lavoro rallentano in attesa del tramonto, quando il digiuno viene rotto e ci si riunisce in famiglia e con gli amici per consumare il pasto comune.
Purtroppo in Israele/Palestina la tensione si è nuovamente impennata proprio in questi primi giorni di Ramadan con l’attentato portato a termine la sera dell’8 giugno in un centro commerciale di Tel Aviv (4 morti e decine di feriti) da due giovani palestinesi – cugini fra loro – provenienti dal villaggio di Yatta, nei pressi di Hebron. Subito il governo israeliano ha fatto scattare il piano di sicurezza e revocato 83 mila permessi concessi ai palestinesi dei Territori perché potessero far visita ad amici e parenti in Israele. Sono state anche revocate le autorizzazioni rilasciate a un contingente di abitanti della Striscia di Gaza desiderosi di recarsi a pregare sulla Spianata delle Moschee, nel cuore di Gerusalemme.
Alla vigilia del Ramadan un comunicato augurale del patriarcato latino di Gerusalemme indirizzato ai connazionali musulmani recitava: «In un Medio Oriente scosso dalla violenza, imploriamo Dio di aiutare gli uomini a rispettarsi gli uni gli altri, a pregare e a dare prova di coraggio perché l’odio e l’ingiustizia non diventino legge nella nostra regione, culla della civiltà».