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Sette antiche guide greche per Gerusalemme

don Matteo Crimella
6 maggio 2016
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Sette antiche guide greche per Gerusalemme

Tre docenti del Pontificio Istituto Orientale di Roma traducono qui sette Guide medievali greche di viaggio. Il volume rappresenta un’altra tessera di quel variopinto mosaico che sono i racconti dei pellegrini.


La Terra Santa da sempre attrae pellegrini che intendono ripercorrere i passi compiuti da Cristo. Il primo che ha lasciato una traccia scritta del suo itinerario è stato il Pellegrino di Bordeaux (333), la cui opera è un prezioso, quanto noioso elenco di località. Molto più interessante, e solo di qualche anno posteriore, è l’Itinerarium di Egeria, le cui ampie descrizioni sono un’importante testimonianza dei siti e della liturgia di Gerusalemme.

Ora, grazie alla cura e alla competenza di tre professori del Pontificio Istituto Orientale di Roma (Vincenzo Ruggeri, Katherine Douramani e Renata Caruso), sono state tradotte in italiano le Guide medievali greche di viaggio. I curatori affermano: «I racconti che si presentano abbracciano vari secoli, ed indubbiamente ciascuno d’essi mostra le proprie caratteristiche, ma è costante il punto fermo (Gerusalemme) e le varie digressioni geografiche motivate dagli stessi siti e monumenti» (p. 17).

Sette sono le opere tradotte. La prima è la Narrazione di Epifanio Agiopolita (databile in parte dalla seconda metà del VII alla fine del IX secolo e in altra parte all’XI), racconto che ci è giunto sia in versione greca (più lunga), come in versione paleoslava (più breve) e diligentemente presentata in sinossi. Veniamo a sapere che nel Santo Sepolcro «c’è il santuario dove è deposto il calice nel quale Cristo bevve l’aceto e il fiele» (p. 24). «Nello stesso luogo sono deposti la lancia, la spugna, la canna, la corona di spine e la pura sindone» (p. 24).

Il testo più brillante è certamente la Breve descrizione di Giovanni Fokas, il cui racconto si colloca fra il 1177 e il 1185. La narrazione è colma di osservazioni non solo sui siti, ma pure sulle persone. Descrive, per esempio, «i cosiddetti Chasysii, popolo di Saraceni, che non sono né cristiani né seguono la dottrina di Maometto, ma adorano Dio secondo una loro propria eresia. […] Uccidono i governanti con le spade […] e periscono insieme alla loro temeraria impresa. […] Considerano tutto ciò martirio e vestimento di immortalità» (p. 57). A proposito del monte Tabor, Fokas ricorda la presenza di due comunità, una di monaci latini, l’altra di Nazirei «che santificano quel sacro luogo con la loro santa presenza» (p. 62). Il martirio di Stefano è ricordato nella parte alta di Gerusalemme, in un luogo pieno di vigne, verosimilmente dove oggi c’è il convento domenicano di Santo Stefano. Nell’area del Getsemani si ricordano tre edifici: la tomba di Maria, «interamente ricoperta di una volta a botte» (p. 68), un’altra chiesa che «è una grotta, ed è il luogo dove avvenne la preghiera del Signore, mentre gli apostoli appesantiti dal sonno dormivano» (p. 68), infine una terza chiesa dove il Signore «pregò di nuovo mentre il suo sudore scorreva come gocce di sangue» (p. 68).

L’Esposizione di Perdikas Protonotario è in versi, databile nel XIV secolo. Vi sono poi quattro scritti Anonimi, collocati dal XIV al XVII secolo. Sono testi a volte composti in un greco povero e sgrammaticato, ma preziosi per conoscere l’evoluzione delle vicende dei luoghi santi. Veniamo così a sapere che la basilica dell’Anastasis (cioè il Santo Sepolcro) «è come una tenda scoperta, cioè senza tetto, ed ha […] tutto attorno 16 grandi colonne e 4 piccole. Nel mezzo di questa chiesa c’è un ciborio con colonne e bei marmi, che contiene il santo e datore di vita Sepolcro di Cristo nostro Dio» (p. 117).

Questi scrittori, appartenenti alla Chiesa ortodossa, annotano anche le proprietà delle differenti confessioni cristiane. «I Latini posseggono la colonna dove Cristo fu flagellato; gli Iberi [georgiani] il monte Golgota dove Cristo fu crocifisso; gli Armeni il luogo del Cranio; i Giacobiti [copti] posseggono un bema» (p. 118).

Naturalmente nessuno degli autori si pone il problema critico a proposito dell’affidabilità storica delle tradizioni. Tutto quanto è ricordato nei Luoghi Santi corrisponde a quanto è accaduto storicamente e il narratore, per mezzo del suo racconto, fa rivivere gli avvenimenti.

Il lettore esperto di questa singolare letteratura di viaggio può disporre di un’altra tessera di quel variopinto mosaico che sono i racconti dei pellegrini; il lettore non addetto ai lavori può gustare la freschezza di descrizioni di luoghi che nel tempo non hanno mai smesso di attrarre i cristiani.


Vincenzo Ruggieri – Katherine Douramani – Renata Caruso
Verso Gerusalemme

Guide medievali greche di viaggio
Edizioni Orientalia Christiana / ed. Valore italiano, Gorizia 2015
pp. 192 – 25,00 euro

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