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«Nostalghia», una mostra fotografica sui cristiani d’Oriente

Federica Sasso
10 maggio 2016
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Nasce da un viaggio di anni tra le minoranze cristiane del Medio Oriente la mostra fotografica Nostalghia, esposta sino a fine novembre 2016 all'Austrian Hospice di Gerusalemme. I due autori la raccontano.


Iran, Egitto, Turchia, Libano. Al secondo piano dell’Austrian Hospice, nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, si possono vedere squarci di Medio Oriente. Le 32 fotografie della mostra Nostalghia, viaggio tra i cristiani d’Oriente sono come finestre aperte sulla vita delle comunità che da secoli sono radicate in questa parte di mondo. La fotografa Linda Dorigo e il giornalista Andrea Milluzzi hanno viaggiato per quasi tre anni, ascoltando e fotografando gli uomini e le donne che custodiscono tradizioni antichissime che oggi spesso sono a rischio di scomparire.

Il loro lavoro è raccolto in un libro intitolato Rifugio (pubblicato nel 2015 dalla casa editrice olandese Schilt Publishing) e la mostra inaugurata il primo maggio si intitola come l’ultimo capitolo del libro. Le fotografie in bianco e nero scattate su pellicola sono poetiche, evocative. Raccontano momenti di vita, di preghiera. Come la giostra di un luna park a Bassora, in Iraq, un matrimonio ortodosso in Egitto o il ritratto di due pellegrine iraniane. Milluzzi spiega che il titolo scelto si riferisce «alla nostalgia delle comunità costrette a decidere se partire o meno dalla terra a cui sono legate da più di duemila anni. Una nostalgia che è anche paura di andarsene senza sapere quando si riuscirà a rivedere i luoghi che ci si lascia indietro».

La Dorigo racconta che l’idea di questo progetto è nata nel gennaio del 2011, dopo l’attentato, nella notte di Capodanno, a una chiesa copta di Alessandria d’Egitto. «Commentando le notizie sulle violenze contro i cristiani in Medio Oriente, Andrea ed io ci siamo chiesti cosa davvero stesse succedendo. Così abbiamo pensato di andare a vedere di persona. Per il progetto ci siamo dati una linea storica e abbiamo deciso raccontare le comunità dei Paesi in cui è nato e si è sviluppato il cristianesimo: Libano, Egitto, Iran, Iraq, tutta la Terra Santa, Turchia, Siria e Giordania».

La prima tappa è stata l’Iran, poi fotografa e giornalista si sono trasferiti a Beirut per vivere vicino alle comunità, in modo che il loro racconto fosse il più veritiero possibile.

Partendo dalle confessioni principali di ciascun Paese si è sviluppata una ricerca sul campo che ha portato a esplorare grandi città, monasteri isolati tra le montagne, comunità centenarie. «Non abbiamo dato una rilevanza alle denominazioni e abbiamo cercato di farci guidare dai cristiani», sottolinea Andrea. «È stato un cammino è loro più che nostro, perché sono stati i cristiani a guidarci, a mostrarci luoghi che non avremmo mai scoperto da soli e a spiegarci le differenze tra di loro. Hanno costruito sul nostro filo conduttore la vera trama del racconto».

Cristiani e non solo. Linda e Andrea raccontano che la vita delle comunità è sempre intrecciata con quella dei propri vicini musulmani, e Linda ricorda un incontro avvenuto nel Rojava (nel Kurdistan siriano). «Cercavamo il sacerdote di un villaggio che non era lì in quel momento e la signora musulmana che custodiva le chiavi della chiesa ci ha accompagnati a visitarla. Quando siamo entrati lei ha fatto il segno della croce e poi si è messa a pregare secondo il suo credo davanti a una piccola icona. Io sono rimasta stupita nel trovare un’integrazione così forte tra cristiani e musulmani, ma la verità è che in Medio Oriente convivono da sempre moltissime confessioni».

Andrea racconta che i tre anni di viaggio e di ricerca hanno permesso di osservare con i propri occhi la posizione espressa da Louis Raphael I Sako, il patriarca di Babilonia dei Caldei. Anni fa, davanti alla proposta occidentale di creare un’enclave cristiana nella piana di Ninive per proteggersi dalle violenze, Sako rispose che i cristiani orientali fanno parte delle società in cui vivono e non vogliono separarsi dai loro vicini. «Noi combattiamo la teoria dello scontro di civiltà e delle violenze interconfessionali. La situazione mediorientale varia da paese a paese e anche da una comunità all’altra, ma leggere tutto quel mondo con gli occhi occidentali è sicuramente riduttivo e fuorviante, e noi speriamo di offrire degli spunti di riflessione».

Mentre Linda e Andrea cercano uno sponsor per produrre una versione italiana del loro libro, la mostra all’Austrian Hospice resterà aperta fino al 29 novembre 2016. È la prima volta che le fotografie vengono esposte in Medio Oriente, «e per noi è un po’ come portarla a casa» afferma Linda. «Da parte nostra è grande il ringraziamento alle comunità cristiane che in queste terre hanno un po’ la sensazione di essere abbandonate, dalle loro stesse società e molto spesso anche dal mondo intero. Ci piacerebbe riuscire a far sì che la mostra arrivi alle persone che abbiamo incontrato, e anche ai loro vicini di casa».

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