(n.h.) – Li si riconosce facilmente per i turbanti che indossano, i costumi tradizionali e una gioia contagiosa. I pellegrini copti che arrivano dall’Egitto sono numerosi in questi giorni nella città vecchia di Gerusalemme, ove – in quasi concomitanza con Pesach, la Pasqua ebraica – si celebra la Settimana Santa ortodossa. Anche loro aspettano il momento culminante dei riti: la festa del Fuoco santo, il sabt el nour, o sabato della luce (che sarà domani).
La cerimonia del Fuoco santo è considerata dagli ortodossi come un miracolo che si ripete anno dopo anno, la vigilia di Pasqua, nella basilica del Santo Sepolcro. La cerimonia viene anche trasmessa in diretta nelle nazioni con una presenza ortodossa importante, incluso l’Egitto.
I pellegrini copti giunti quest’anno in Terra Santa sarebbero almeno 5.700, mille in più rispetto al 2015. In gran parte sono passati dalla Giordania e alloggiano a Betlemme, nei Territori Palestinesi di Cisgiordania.
La presenza crescente di copti ortodossi a Gerusalemme segna la fine del divieto imposto ai fedeli dall’autorità ecclesiastica? Secondo il patriarcato copto no. La proibizione al pellegrinaggio in Terra Santa fu decretata nel 1979 da papa Shenuda III (patriarca dal 1971 fino alla morte, nel 2012) mentre il governo egiziano firmava il trattato di pace con Israele. Il divieto fu spiegato come un atto di solidarietà con il popolo palestinese.
Nel 2013, il successore di Shenuda, papa Tawadros II evitò di esprimersi sull’argomento e vi fu un forte aumento di pellegrinaggi dall’Egitto. Con la salita al potere del generale Abdel Fattah el-Sisi, e considerati i suoi rapporti con lo Stato ebraico, il tabù starebbe per cadere?
Altri fattori concorrono al cambiamento. A cominciare dal viaggio ufficioso a Gerusalemme effettuato a fine novembre scorso da papa Tawadros per i funerali dell’arcivescovo copto della Città Santa, anba Abraham. Se, alla fine del 2014, la Chiesa copta rinnovava il suo “invito” ai fedeli ad astenersi dal pellegrinaggio a Gerusalemme, il viaggio del patriarca, benché presentato come un’eccezione, ha aperto una nuova breccia. I fedeli reputano che eventuali sanzioni non siano ormai più all’ordine del giorno.
Padre Paul Halim, portavoce della Chiesa copto-ortodossa in Egitto, ha ribadito la posizione ufficiale, che, ha dichiarato, «resterà immutata fino a che non avrà termine l’occupazione israeliana». Oggi come oggi il pellegrinaggio in Terra Santa è consentito solo ai fedeli copti di una certa età, per ragioni umanitarie.
Dichiarazioni alle quali non pochi copti fanno orecchie da mercante.