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«Il vostro Giulio, il nostro Adel»

di Giuseppe Caffulli
22 marzo 2016
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Quando sei in difficoltà nel difenderti, attacca. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, ciò che sta capitando sulla stampa egiziana, nel tentativo di ridimensionare il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano massacrato in al Cairo nel gennaio scorso. E allora ecco emergere sui giornali egiziani la vicenda di Adel Moawwad, un lavoratore egiziano sparito in Italia da cinque mesi.


Quando sei in difficoltà nel difenderti, attacca. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, ciò che sta capitando sulla stampa egiziana in questi giorni, nel tentativo (forse pilotato) di ridimensionare almeno a livello di opinione pubblica interna il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano massacrato al Cairo a fine gennaio scorso. Un caso che sta agitando non poco i rapporti tra Italia ed Egitto dal punto di vista sia politico sia diplomatico. Un mistero che non accenna a diradarsi e che vede le autorità italiane impegnate a districarsi in una serie infinita di depistaggi e insabbiamenti.

E allora, di fronte alle accuse italiane alle autorità di polizia egiziane di non voler collaborare abbastanza nella soluzione del caso, ecco emergere sui giornali egiziani la vicenda di un lavoratore egiziano sparito in Italia da cinque mesi. E per il cui ritrovamento le autorità di polizia italiane non farebbero abbastanza. Come dire: voi vi lamentate della polizia egiziana, ma non siete da meno…

La denuncia viene dalle colonne del quotidiano Al Watan: «Il figlio di un cittadino egiziano scomparso in Italia da cinque mesi accusa le autorità italiane e i media di non prestare attenzione alla scomparsa del padre Adel Moawwad». Secondo le notizie riportate dal quotidiano e amplificate da altri giornali, il cittadino egiziano lavorava come cuoco in Italia. La famiglia era rientrata in Egitto a fine settembre e da ottobre ha perso le tracce del congiunto. Inutili finora, a dire del figlio, i tentativi di rintracciarlo. La polizia italiana avrebbe fatto una blanda indagine, ma senza andare a fondo. «Si sono addormentati – dice il figlio – e non abbiamo idea di cosa stiano facendo». La sparizione sarebbe avvenuta due giorni prima dell’udienza in un processo contro un suo datore di lavoro. La denuncia è stata fatta al commissariato di polizia di San Paolo a Roma.

L’ex vice ministro dell’Interno Farouq al-Maqrahy ha invitato le forze di polizia italiane ad intensificare le indagini sul caso. E ha chiesto che un pool di investigatori egiziani sia inviato in Italia per collaborare con gli investigatori italiani. Parlando al quotidiano indipendente Youm 7, Moqrahy ha dichiarato: «Vogliamo vedere riconosciuto il nostro diritto ad avere più informazioni. In virtù della quantità di aiuti e informazioni che l’Egitto ha dato all’Italia per la morte di Regeni al Cairo, chiediamo che facciano lo stesso per noi».
Visto il montare del caso sui giornali, il portavoce dei ministro degli Esteri, Ahmed Abu Zeid, ha dichiarato a ONTV che le autorità italiane avrebbero fermato un sospettato e starebbero indagando sulla sparizione.

Il caso Adel Moawwad è balzato alla ribalta delle cronache quasi in concomitanza con il rapporto del Parlamento europeo sulle torture e l’uccisione di Giulio Regeni. Bruxelles ha fatto notare come la sua morte potrebbe essere legata a quella di altri attivisti politici. Uccisioni misteriose che sembrano riconducibili a settori (deviati?) dei servizi di sicurezza del Cairo.

Non vorremmo incorrere nello sgradevole esercizio di stilare una classifica tra episodi esecrabili: vanno perseguite tutte le strade per riportare a casa sano e salvo o per punire eventuali reati commessi a danno del cittadino egiziano Adel Moawwad. Ma neppure per un minuto si può coprire l’apatia (quando non il pressapochismo) con il quale la polizia egiziana ha cercato di chiudere il caso Regeni (incidente stradale, relazioni «pericolose» tra uomini, presunte spy story) contrapponendo un caso all’altro. E difendendo l’operato egiziano gettando ombre sulla polizia italiana. Crediamo che né la memoria di Giulio Regeni, né il dolore che le rispettive famiglie stanno provando meriti un simile oltraggio.

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