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Vita quotidiana al Santo Sepolcro

Hélène Morlet
25 febbraio 2016
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Vita quotidiana al Santo Sepolcro
Pulizie in corso nell'edicola del Santo Sepolcro, cuore della basilica omonima a Gerusalemme. (foto M.A. Beaulieu/CTS)

Nella basilica di Gerusalemme vive da secoli una comunità di frati minori della Custodia, incaricata di offrire aiuto ai pellegrini e di curare la presenza cattolica alla Tomba vuota di Cristo.


Sono dieci. Dieci frati provenienti da Corea, Polonia, Malta, Brasile, Italia, Ghana e Israele. Hanno tra i 32 e i 60 anni e fanno parte della fraternità del Santo Sepolcro. Il loro convento, nascosto agli occhi dei pellegrini, funziona come qualsiasi altro: alla sua testa c’è un superiore, fra Noël Muscat; ad affiancarlo, un vicario e un economo. Come in un qualunque altro convento, la preghiera si alterna alle attività pratiche, che qui sono intimamente legate alla basilica del Santo Sepolcro.

Fra Kazimierz Frankiewicz, che è qui da 14 anni, spiega: «La nostra prima missione qui è in qualità di religiosi. Dobbiamo essere presenti a tutte le preghiere, tutti i giorni. E più volte nel corso della settimana siamo di servizio: dalle 8.30 alle 12, e dalle 14.30 alle 19 circa rimaniamo alla porta della sacrestia, per rispondere alle richieste di pellegrini e turisti». Il sacramento della riconciliazione è disponibile tutto il giorno, tutti i giorni. Appena possibile, vengono anche sacerdoti dall’esterno a dare una mano ai francescani.

Vicino ai confessionali, nella loro sacrestia, i tre sagrestani sono al lavoro, talvolta insieme, talvolta a turno. A loro spetta l’organizzazione delle liturgie negli spazi comuni, ma anche nelle cappelle francescane dove i pellegrini celebrano la messa. Al normale bagaglio di conoscenze, devono aggiungere la perfetta padronanza delle regole dello Status Quo, il regolamento di comproprietà della basilica risalente al 1852: chi può passare dove e quando, come posizionare i tappeti, chi deve sostituire quali lampade… Il primo sagrestano, fra Andrew Ako-Hayford, se ne occupa da 15 anni, fra John Savage da 9. Ogni diritto previsto dallo Status Quo deve essere esercitato, pena la sua perdita. Ad esempio, i latini hanno il diritto di celebrare tutti i giorni cinque messe alla Tomba e cinque al Calvario, tra le 5 e le 8 del mattino: se non ci sono pellegrini, i frati devono comunque celebrare per conservare questo diritto. Abitualmente, i sacerdoti e i pellegrini celebrano le loro messe nelle cappelle del Santissimo Sacramento e dei Crociati.

In occasione della processione quotidiana, i sagrestani devono precedere i frati nei diversi luoghi e far loro spazio. «Chiedere alla gente di allontanarsi dal Calvario o di interrompere la visita alla Tomba non è molto piacevole. Di solito i pellegrini sono comprensivi, ma a volte qualcuno si lamenta e non vuole spostarsi. Dobbiamo fare i vigili, e non è semplice», si rammarica fra John. Soprattutto perché, a forza di gestire questa folla di turisti, quasi ci si dimentica di dove ci si trova. La quotidianità prende il sopravvento: nel convento ci sono dei lavori in corso, quindi gli operai passano con tutti i loro attrezzi, i calcinacci… e poi c’è solo una porta di ingresso, perciò quando i frati entrano ed escono con le loro valigie, o con le borse della spesa, passano in mezzo ai pellegrini. Anche se oggi la corrente elettrica ha sostituito le candele di una volta, il convento resta buio e umido. Le camere, spesso senza finestre, non hanno riscaldamento centrale. Per compensare queste condizioni di vita, i frati, ogni cinque settimane, hanno diritto a una settimana di «licenza», generalmente in altri conventi della Custodia.

Benché i ritmi imposti dallo Status Quo spezzino le giornate in maniera piuttosto singolare, è tuttavia possibile conciliarli con altre attività. Così fra Andrew segue un corso di teologia, fra Junio Marques (giunto qui da poco) di italiano e fra Kazimierz si prende cura dei fiori per la cappella. Per mantenersi in forma, escono e fanno passeggiate in giro per la città oppure, i più giovani, giocano a calcio. Come in qualsiasi comunità, i momenti di svago e condivisione rendono la vita piacevole.

Quanto ai rapporti con i religiosi delle altre confessioni cristiane al Santo Sepolcro, i punti di vista dei frati variano a seconda dell’età. «In generale sono molto impegnati nei loro compiti, e noi nei nostri», sintetizza fra John. «Dipende dai periodi, dai superiori e dai singoli individui. I rapporti possono essere più o meno calorosi, ma sono comunque sempre cordiali».

«Non bisogna dimenticare che non parliamo la stessa lingua – sottolinea fra Kazimierz – quindi sono i piccoli gesti a dimostrare la bontà dei rapporti. Per esempio, uno dei monaci ortodossi mi ha regalato una piccola icona, mentre un altro ha chiesto a un gruppo di turisti di fare silenzio durante la nostra messa al Calvario».

Dati i numerosi compiti, i frati ricevono anche aiuti dall’esterno. Oltre ai sacerdoti che vengono a dare una mano per le confessioni, anche gli altri francescani si mobilitano. Per la processione quotidiana, gli studenti del seminario si danno regolarmente il cambio. Ogni giorno, per la messa solenne e la processione, due frati, uno organista e l’altro cantore, si liberano dai loro impegni per abbellire la liturgia.

Che abbiano scelto di essere qui o che vi siano stati mandati in missione dalla Custodia, i frati sono consapevoli dell’unicità del Santo Sepolcro: «È il luogo più santo della cristianità. Qui il Cristo è stato crocifisso e sepolto, e poi è risorto. Abitare qui, venire qui in pellegrinaggio, sono grazie che ci ricordano che dobbiamo ripartirne colmi di gioia», conclude fra Junio.

(traduzione dal francese di Roberto Orlandi)

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