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Israele e Libano, storie di droni e grifoni

Carlo Giorgi
28 gennaio 2016
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Israele e Libano, storie di droni e grifoni
Una foto del grifone "israeliano" catturato in Libano pubblicata sul sito BintJbeil.org

Martedì scorso si è diffusa la notizia che la popolazione del villaggio libanese di Bint Jbeil, roccaforte di Hezbollah a due chilometri dal confine con Israele, aveva bloccato una sospetta spia dello Stato ebraico: più precisamente, un bell’esemplare di grifone, imponente rapace simile all’avvoltoio. Il pennuto aveva da poco attraversato in volo la frontiera tra i due Paesi.


Martedì scorso si è diffusa la notizia che la popolazione del villaggio libanese di Bint Jbeil, roccaforte di Hezbollah a due chilometri dal confine con Israele, aveva bloccato una sospetta spia dello Stato ebraico: più precisamente, un bell’esemplare di grifone, imponente rapace simile all’avvoltoio. Il pennuto aveva da poco attraversato “clandestinamente” la frontiera tra i due Paesi formalmente in guerra. A suffragare il sospetto di spionaggio, il fatto che sull’animale, recante a una zampa un anello d’identificazione, sia stato trovato un misterioso trasmettitore.

Contemporaneamente, l’Autorità della natura e dei parchi israeliana annunciava che uno dei grifoni della riserva naturale di Gamla, nel vicino Golan si era allontanato, superando la frontiera con il Libano. «Nel ventunesimo secolo ci auguriamo che la gente capisca che non si tratta di un animale pericoloso – hanno commentato i responsabili dell’autorità israeliana dei parchi -. Speriamo che i libanesi lo lascino libero…».

Il povero grifone, in realtà, secondo la testata digitale israeliana Ynetnews farebbe parte di uno stormo di volatili importati negli ultimi mesi in Israele da Spagna, Cipro e Armenia, per rafforzare la presenza di questo tipo di rapaci, oggi a rischio di estinzione in Medio Oriente.

Il nervosismo dei vicini di casa libanesi, che hanno subito sospettato l’animale di spionaggio, se da una parte può farci sorridere, nasce da una situazione concreta: ovvero dall’eccellenza israeliana in fatto di spionaggio con droni volanti di piccole e grandi dimensioni. Secondo il giornalista palestinese Mohammed Omer, lo scorso aprile a Gaza Hamas avrebbe denunciato di aver trovato un drone israeliano non più grande di una farfalla, utilizzato dall’esercito israeliano per spiare le postazioni delle milizie palestinesi.

D’altra parte, le forze armate israeliane sono state tra le prime ad utilizzare i droni a fini militari. E la tecnologia israeliana opera da decenni in questo campo. Si chiama Elbit System la società che produce e vende a molti eserciti del mondo, oltre a droni grandi come normali aerei, anche lo Skylarks, un drone di piccole dimensioni, con un’apertura alare simile a quella del grifone bloccato in Libano. L’azienda, che ha il suo quartier generale a Haifa, nel 2014 contava quasi 12 mila dipendenti (di cui 1.500 negli Stati Uniti). Il drone Skylarks, del tutto simile a un modellino di aereo, può decollare senza bisogno di una pista (anche in zone montagnose o impervie) e può essere manovrato da terra da un «equipaggio» composto da un comandante e tre addetti. Ha un’autonomia di volo di tre ore, può volare sino a 40 chilometri di distanza dalla base e a un’altezza di 4.500 metri. Una tecnologia sicuramente superiore a quella che gli eserciti dei Paesi vicini possono vantare.

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