La mattina del 28 dicembre scorso, com’è ormai abitudine da qualche tempo, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha ricevuto nella sua residenza ufficiale a Gerusalemme i capi religiosi delle comunità cristiane per lo scambio di auguri in occasione del nuovo anno alle porte. Occasione per ribadire l'anelito a una pacifica convivenza in Israele.
(g.s.) – La mattina del 28 dicembre scorso, com’è ormai abitudine da qualche tempo, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha ricevuto nella sua residenza ufficiale a Gerusalemme i capi religiosi delle comunità cristiane per lo scambio di auguri in occasione del nuovo anno alle porte.
Il saluto e gli auguri, a nome dell’intera delegazione, gli sono stati espressi dal patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Teofilo III che ha voluto ringraziare il capo dello Stato ebraico per aver più volte espresso rispetto per tutte le componenti religiose presenti sul suolo nazionale e per l’impegno a difendere le minoranze, condannando ogni ricorso alla violenza.
«Noi rappresentanti delle comunità cristiane – ha detto il patriarca – ci uniamo a lei in queste affermazioni e nelle condanne. Siamo consapevoli che l’integrità di questa regione sta in una ricca diversità di tradizioni etniche e religiose, nelle quali c’è vera coesistenza con rispetto vicendevole e sicurezza per tutti. Rigettiamo anche tutte le forme di violenza e terrorismo, in qualunque circostanza. È totalmente inaccettabile usare la religione in questo modo, e in questa stagione di luce e di pace, vorremmo riaffermare il nostro impegno per la pace e la riconciliazione nella nostra diletta Terra Santa».
Teofilo III ha osservato inoltre che la missione dei religiosi cristiani a Gerusalemme consiste anche «nel salvaguardare e servire la ricchezza spirituale e la bellezza» della Città Santa. In questo senso il rispetto dello Status Quo, che vige tra le comunità religiose nei principali Luoghi Santi, «rimane la chiave all’armonia e alla pace, oltre che al rispetto dei privilegi legittimi e ai diritti che la storia ci ha riconosciuto».
In una tale cornice, secondo il patriarca, è possibile trovare «una rinnovata unità di identità e di intenti. Per questa ragione riconciliazione e unità sono fondamentali per costruire la fiducia e una pace durevole».
Rivolgendosi ai suoi ospiti – tra i quali c’erano anche il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, e fra Ibrahim Faltas, in rappresentanza della Custodia di Terra Santa –, il presidente Rivlin ha ricordato il cinquantesimo anniversario della dichiarazione conciliare Nostra aetate che segnò una svolta nelle relazioni tra ebrei e cattolici e alimentò l’impegno di questi ultimi sul fronte dell’antisemitismo.
Citando in proposito il suo incontro con Papa Francesco in Vaticano il 3 settembre scorso, il presidente ha menzionato un’affermazione del Pontefice che gli ha fatto particolarmente piacere: «Un vero cristiano non può essere antisemita». Dal canto suo il presidente ha aggiunto che «un fedele ebreo non può essere anti-cristiano o anti-musulmano». Poi ha ribadito che Israele intende garantire libertà di culto e di espressione a ciascuno, qualunque sia il credo che professa. «Vogliamo che la comunità cristiana prosperi e giochi il suo ruolo nella società israeliana», ha concluso Rivilin.