Il museo della sinagoga italiana sulla via Hillel a Gerusalemme colpisce per la varietà e originalità dei reperti provenienti dalle comunità ebraiche italiane azzerate o decimate dai nazisti. Proprio da questo museo è nato un progetto che fa rivivere, seppur virtualmente, un «luogo» significativo per l’ebraismo italiano: la comunità di Mantova. Abbiamo parlato con la curatrice, Andreina Contessa.
Chi, recandosi a Gerusalemme, ha avuto modo di visitare il museo della sinagoga italiana sulla via Hillel, sarà sicuramente rimasto colpito dalla varietà e originalità dei reperti provenienti dalle comunità ebraiche italiane decimate o sterminate dalla Shoah durante il periodo nazista, così come avrà percepito l’entusiasmo della rinascita di fronte agli arredi della sinagoga di Conegliano Veneto ora utilizzati dalla comunità ebraica italiana di Gerusalemme. E proprio da questo luogo, ricco di storia e di memoria, è nato un progetto che offre a tutti la possibilità di rivivere, seppur virtualmente, un periodo particolarmente significativo per l’ebraismo italiano: quello della comunità di Mantova.
Mantova a Gerusalemme è infatti una mostra virtuale interattiva in versione bilingue (inglese ed ebraico, ma, purtroppo, non italiano – ndr) recentemente inaugurata nel nuovissimo Portale nazionale dei musei di Israele. Il progetto, ideato, scritto e curato dalla dottoressa Andreina Contessa, conservatrice del museo e realizzato magistralmente dal professor Moshe Caine dell’Hadassah College, è stato sponsorizzato dal Museo Nahon e dal ministero della Cultura di Israele. Mantova a Gerusalemme è la prima mostra virtuale ad apparire nel Portale nazionale dei musei di Israele e costituisce il prototipo delle future mostre che saranno prodotte da altri musei e ospitate nel portale. Per comprendere meglio le caratteristiche di questo progetto, decisamente originale, abbiamo incontrato la dottoressa Contessa, che l’ha ideato e curato personalmente, alla quale abbiamo chiesto di illustrarcelo in breve.
Può spiegarci di che cosa si tratta?
È lo sviluppo di un grande sito-web narrativo che racconta e descrive la storia della comunità di Mantova dal secolo Undicesimo all’inizio del Ventesimo. La mostra include vedute a volo d’uccello della città, musica, video, scorci della vita culturale, un tour a 360 gradi delle sinagoghe Norsa e Sabbioneta, una «linea del tempo» della storia della Comunità mantovana, oggetti rituali, documenti, libri, mappe, immagini di quel che resta del tesoro di Judaica mantovana, sparso in tutto il mondo e virtualmente riunito in questa occasione. Il sito include anche un video che racconta e riassume la mostra e una spettacolare visione in 3d dell’Arca Santa (l’armadio che contiene i rotoli della Torah) del 1543, una delle più antiche al mondo, proveniente dalla Sinagoga Grande di Mantova.
Il racconto proposto dalla mostra virtuale parte proprio da quest’Arca – le cui porte si aprono a farci scoprire il mondo da cui proviene – e dal suo peregrinare a Sermide, a Bologna e quindi a Gerusalemme. Salvata insieme a altre sette arche mantovane da Umberto Nahon e portata in Israele negli anni Cinquanta, essa rappresenta il fulcro di un racconto che testimonia il legame profondo e perenne dell’ebraismo italiano con Gerusalemme. Commoventi a questo proposito sono le annotazioni degli antichi Inventari della Comunità ebraica di Mantova – gentilmente messi a disposizione dal suo attuale presidente, Emanuele Colorni – le cui pagine si possono sfogliare nella mostra virtuale. In questi antichi inventari sono elencate anche le raccolte di fondi da inviare in Terra Santa, effettuate persino nei periodi più bui e difficili, come quello che seguì la devastazione della città operata nel 1630 dai Lanzichenecchi, i quali distrussero anche la Sinagoga Grande.
È quindi un modo per scoprire la comunità ebraica mantovana dalla quale provengono molte famiglie confluite poi in quella di Milano. Che immagine emerge riguardo le sue dinamiche sociali ed economiche?
La Comunità di Mantova, una delle più vivaci, creative e ricche dell’ebraismo italiano, che diede i natali a illustri rabbini, poeti, medici, banchieri e musicisti, viene raccontata attraverso immagini e documenti che ne attestano la fioritura culturale all’ombra dei Gonzaga, negli studi, nella Qabbalah (la mistica ebraica), nella musica, nella produzione di manoscritti e nella stampa ebraica, aprendo scorci sulla vita quotidiana dei tempi passati. Da queste finestre virtuali sul mondo e la cultura mantovana emerge l’importante ruolo economico che ebbero gli ebrei mantovani nel ducato retto dai Gonzaga, con la loro attività bancarie, il commercio e l’artigianato. Gli ebrei di Mantova diedero un importante contributo alla cultura ebraica in Italia: scrittori e studiosi – come Rabbi Judah Messer Leon (c. 1425-1498) e Azaria dei Rossi (Mantova, 1513 – 1578) – furono tra i più illustri dell’epoca rinascimentale; altri produssero commentari biblici e poesia ebraica. Le numerose opere di filologia ebraica e grammatica composte e stampate a Mantova durante l’epoca rinascimentale, mostrano il grande interesse nella lingua ebraica da parte degli ebrei mantovani. Alcuni di loro erano anche medici di corte di successo, come Abraham Portaleone.
Quali figure importanti della storia ebraica italiana si possono riscoprire attraverso il percorso virtuale?
Rabbini mantovani – come Joseph Colon, Moses Provenzali, Azriel Diena e Giuda Moscato – che furono tra i più rinomati dell’Italia ebraica, e lasciarono dietro di sé varie opere sulla Torah e sulla prassi religiosa ebraica, sermoni, responsa e varie sentenze. Inoltre, durante il periodo del Rinascimento, letteratura ebraica, musica e teatro, raggiunsero l’apice a Mantova, dove Giuda Leone Sommo, poeta e drammaturgo, compose quelle che si ritiene siano le prime opere teatrali ebraiche, e Salomone de Rossi, musicista e compositore ebreo, compose la prima musica polifonica per sinagoga.
Mantova, d’altronde, non è famosa solo tra gli ebrei italiani…
Certo. Alla metà del Sedicesimo secolo Mantova ebbe un ruolo importante in Italia e in Europa nella storia della conoscenza mistica ebraica, e negli studi qabbalistici. Lì furono stampati per la prima volta, da coraggiosi stampatori mantovani, i fondamentali libri esoterici ebraici: Sefer Yetzirah, Sefer ha-Zohar e Tiqqune ha-Zohar (le cui pagine sono visibili nella mostra virtuale, grazie alla disponibilità della Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova). Questa tradizione di audacia nella stampa è confermata dalla presenza di una donna stampatrice, Estellina Conat, che lavorava accanto al marito; e dalla pubblicazione delle opere di Azaria dei Rossi (Mantova, 1513 – 1578), uno dei più grandi eruditi ebrei italiani, il cui discusso Me’or Einayim fu pubblicato per la prima volta a Mantova nel 1556. Negli stessi anni fu stampata a Mantova la prima mappa narrativa della Terra di Israele con iscrizioni in ebraico. Bellissime immagini e dettagli della mappa (che ora si trova nella Zentralbibliothek di Zurigo) sono visibili nella mostra virtuale, insieme a splendide mappe antiche della città di Mantova, messe a disposizione dalla Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova.
Sappiamo che purtroppo il «periodo aureo» mantovano ad un certo punto è finito. La mostra virtuale ne mostra le conseguenze?
Durante il Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo, la zona del ghetto fu progressivamente abbandonata e poi demolita. In questo periodo di decadenza iniziò la dispersione dei tesori delle bellissime sinagoghe mantovane. La maggior parte del patrimonio, argenti, manoscritti e preziosi tessuti, fu dispersa, ad eccezione delle Arche sante, fatte inviare in Israele da Umberto Nahon. Sei di queste arche si trovano oggi a Gerusalemme, tre di esse sono in uso in diverse sinagoghe. Pochi sanno che una di queste si trova nella piccola sinagoga del grande Centro acquisti Malcha di Gerusalemme.
È possibile quindi riscoprire le abitudini e i costumi degli ebrei mantovani?
Certamente. Una finestra della mostra virtuale si apre infatti sulla vita quotidiana, che rivive in alcuni documenti accostati tra loro: una mappa dei posti a sedere nella sinagoga grande nel Diciottesimo secolo, uno splendido contratto di matrimonio (Ketubbah) utilizzato due volte, a distanza di anni cancellando il testo originale; un certificato di divorzio; una ricevuta per la beneficenza fatta in favore delle ragazze povere affinché abbiano diritto a una dote dignitosa al momento del matrimonio; ma anche un mandato di ricerca per un ladro ebreo del Capitano di Giustizia archiducale.
Può spiegarci in che modo è stato possibile ricostruire e documentare il passato di questa originale e significativa comunità?
In occasione di questa mostra virtuale su Mantova ebraica, è stato raccolto materiale da tutto il mondo, nel tentativo di ricostruire un’immagine del passato splendore e della ricchezza di questa comunità. Innanzitutto da Mantova, dove la Comunità ebraica e diverse istituzioni locali (Biblioteca Comunale Teresiana, Comune di Mantova, Accademia Nazionale Virgiliana, Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Museo della Stampa – Centro Studi Stampatori Ebrei di Soncino, Proloco di Sabbioneta) hanno messo a disposizione immagini e documenti; da Israele, non solo dal Museo Nahon, ma anche dal Museo di Israele, dal Museo dell’Heichal Shelomo e dalla Biblioteca nazionale di Israele, dagli Stati Uniti, dove il Jewish Theological Seminary, la Columbia University e il Jewish Museum di New York hanno inviato immagini di oggetti e documenti. Altre opere sono state raccolte da collezioni private in Israele e nel mondo. Ditte private in Israele e in Italia hanno messo a disposizione immagini, video, musiche e lo scanner in 3D. In questo modo le Arche sante, gli oggetti liturgici delle sinagoghe, argenti e preziosi tessuti, documenti, libri antichi finemente decorati, sono virtualmente riuniti e collegati mediante uno degli strumenti più moderni, un sito internet, che raccontando la loro storia, mostra la loro bellezza e rivela ai nostri occhi un mondo mai visitato, e le storie segrete del suo passato.
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Va infine precisato che, alla base di questo sito Internet, sta una ricerca più ampia e approfondita dell’ideatrice e curatrice del progetto, la dottoressa Andreina Contessa, i cui risultati accademici saranno pubblicati prossimamente in un articolo sulla rivista Ars Judaica legata all’Università di Bar Ilan, «Mantua in Jerusalem. A Wandering Ark and its Mysterious Patroness», e in un libro in uscita nel 2016, Tra Mantova e Gerusalemme. Arte e cultura ebraica nella città dei Gonzaga.