La mattina del 27 agosto scorso il presidente israeliano Reuven Rivlin si è recato a Tabgha, presso la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci dove si è personalmente reso conto dei danni causati dall’incendio doloso del 18 giugno scorso. Una folta delegazione di ecclesiastici cattolici era ad attenderlo.
(g.s.) – La mattina del 27 agosto scorso il presidente israeliano Reuven Rivlin si è recato a Tabgha, presso la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci dove si è personalmente reso conto dei danni causati dall’incendio doloso del 18 giugno scorso. Una folta delegazione di ecclesiastici cattolici era ad attenderlo. A fare gli onori di casa padre Gregory Collins, abate dell’Abbazia benedettina della Dormizione, dalla quale dipende il santuario di Tabgha. Tra gli altri presenti, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal; il nunzio apostolico in Israele, mons. Giuseppe Lazzarotto; il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, l’incaricata d’affari dell’ambasciata tedesca in Israele, Monika Iwersen.
L’abate Collins ha ringraziato il presidente per la solidarietà, già espressa telefonicamente all’indomani dell’incendio notturno, e per l’attività delle forze di polizia che ha consentito l’arresto di alcuni presunti responsabili, rinviati a processo.
Dal canto suo, il patriarca latino ha espresso al presidente l’ansia dei cristiani per i ricorrenti attacchi ed atti vandalici contro le loro chiese e proprietà e ha colto l’occasione per ragguagliarlo sul caso Cremisan. Non ha mancato di ringraziarlo per il suo interessamento riguardo ai temi di politica scolastica cari ai responsabili delle scuole cristiane.
Nell’arco dell’incontro, che è durato una quarantina di minuti, Rivlin ha detto: «È un onore essere qui come vostro ospite. La calda accoglienza che mi avete riservato, in questo luogo bellissimo, è segno della stretta amicizia tra le comunità ebraica e cristiana in Terra Santa e nel mondo intero. Sono qui oggi per assicurare che lo Stato di Israele – come stato ebraico e democratico, democratico ed ebraico – tiene molto alla sua responsabilità di proteggere la libertà e la sicurezza di ogni credo in Israele. Siamo qui per dire chiaramente che non c’è alcuna guerra religiosa in Terra Santa; ci sono attacchi da parte di fondamentalisti, contro la società nel suo complesso. Sono attacchi da parte di persone che vogliono guerra e distruzione, contro un popolo che cerca di vivere in pace».