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Viaggi in Terra Santa, la misura del calo

Carlo Giorgi
31 luglio 2015
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Viaggi in Terra Santa, la misura del calo
Pellegrini assorti all'interno della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nell'aprile di quest'anno. (foto di Miriam Alster/Flash90)

L’Ufficio centrale di statistica israeliano ha di recente pubblicato i dati che confermano le preoccupazioni rese esplicite dal recente appello del Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, a «non abbandonare la Terra Santa». Nei primi cinque mesi del 2015, infatti, si sono registrate 283.228 presenze in meno in Israele rispetto al 2014. Il calo è del 18 per cento, ma è ben più alto se consideriamo solo i flussi dall'Italia.


Crollano gli arrivi in Terra Santa. L’Ufficio centrale di statistica israeliano ha di recente pubblicato i dati che confermano le preoccupazioni rese esplicite dal recente appello del Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, a «non abbandonare la Terra Santa».

Nei primi cinque mesi del 2015, infatti, si sono registrate 283.228 presenze in meno in Israele rispetto al 2014, equivalenti ad un calo generale del 18 per cento degli arrivi. Secondo l’Ufficio soprattutto gli arrivi dall’Italia sarebbero in forte calo: considerando i dati relativi al solo mese di maggio, ad esempio, si conta un -46 per cento di visitatori dall’Italia rispetto al 2014 e un -27 per cento rispetto al 2013.

La situazione non migliora se si confronta il periodo dei primi cinque mesi dell’anno, che conferma un -45 per cento rispetto al 2014 (equivalente a 28 mila italiani in meno, passati dai 64 mila del 2014 ai 35 mila del 2015).

In termini percentuali solo Malaysia (-60 per cento), Finlandia (-50 per cento) e Croazia (-49 per cento) hanno registrato dati peggiori dell’Italia. In termini assoluti hanno segnato un «deficit» di arrivi superiori a quello italiano solo la Russia (che ha perso 45 mila presenze, -30 per cento del totale) e la Germania (che ne ha perse 37 mila, -34 per cento del totale). I mancati arrivi degli Stati Uniti, sempre in termini assoluti, sono in linea con quelli italiani (l’Italia, come dicevamo, ha segnato 28 mila presenze in meno, gli Usa 26 mila). Dal punto di vista percentuale, però, gli Stati Uniti (dove vive la più numerosa comunità ebraica al mondo dopo Israele) hanno perso «solo» il 9 per cento, mentre l’Italia cinque volte tanto.

Il timore del vicino conflitto siriano, il perpetuarsi delle tensioni arabo-israeliane, la crisi economica non ancora completamente superata, sono probabilmente i motivi di questo calo delle partenze dall’Italia.

Va detto che la decrescita degli arrivi non è generalizzata: ad esempio, sono in forte crescita gli arrivi di turisti e pellegrini dalla Cina, dove inizia ad affermarsi una classe media con la disponibilità e il desiderio di viaggiare: dal 2014 al 2015, nell’arco dei primi cinque mesi dell’anno, l’aumento delle presenze cinesi è stato del 31 per cento, mentre dal 2013 al 2015, addirittura dell’81 per cento. Nell’ultimo anno sono aumentati anche gli arrivi dall’India (+2 per cento) dalla Turchia (+1 per cento), dal Kenya (+7 per cento), dalla Bielorussia (+9 per cento) e dalla Georgia (+13 per cento). In particolare colpisce l’aumento di turisti e pellegrini, certamente anche musulmani, provenienti dalla vicina Giordania (+24 per cento) e dall’Egitto (+14 per cento), i due Paesi della regione che hanno firmato la pace con Israele.

Il caso egiziano è del tutto unico: per quanto riguarda i cristiani esiste infatti un divieto ufficiale della Chiesa copta di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme, un documento firmato da Papa Shenuda III, il patriarca copto ortodosso scomparso nel 2012, nel 1979 dopo la firma del trattato di pace tra Israele e l’Egitto. Questo decreto non è mai decaduto ufficialmente ed è stato in larga parte rispettato dai fedeli copti. Da un paio d’anni a questa parte tuttavia, dopo l’elezione del patriarca Tawadros, molti copti egiziani hanno iniziato a recarsi a Gerusalemme. Secondo il quotidiano egiziano Ahram, solo per la Pasqua del 2015 l’EgyptAir, la compagnia di bandiera egiziana, avrebbe organizzato ben 35 voli per Tel Aviv, portando a più di 4.500 i pellegrini egiziani sbarcati in Israele nei primi quattro mesi dell’anno.

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