Dietrofront dell’Alta Corte di Giustizia israeliana a danno dei cittadini della municipalità palestinese di Beit Jala e delle case religiose salesiane che sorgono nella valle di Cremisan, vicino a Gerusalemme. Lo scorso 6 luglio, infatti, l’Alta Corte ha deciso di autorizzare il ministero della Difesa israeliano a procedere nella costruzione del muro di separazione della valle di Cremisan.
Dietrofront dell’Alta Corte di Giustizia israeliana a danno dei cittadini della municipalità palestinese di Beit Jala e delle case religiose salesiane che sorgono nella valle di Cremisan, vicino a Gerusalemme. Lo scorso 6 luglio, infatti, l’Alta Corte ha deciso di autorizzare il ministero della Difesa israeliano a procedere nella costruzione del muro di separazione della valle di Cremisan, dove si trova Beit Jala. Il fatto è che solo lo scorso aprile, la stessa Alta Corte aveva accolto il ricorso delle 58 famiglie cristiane di Beit Jala e delle suore salesiane, secondo cui la costruzione del muro di separazione sarebbe stata un grave danno alle loro attività.
«La nuova decisione della Corte limita gli effetti della precedente decisione di fermare la costruzione del muro – recita un comunicato stampa della Società di Saint Yves, ente giuridico legato al Patriarcato latino di Gerusalemme, che si è occupata della difesa del convento delle suore salesiane. Lo stop alla costruzione, infatti, sarà limitato solamente al territorio del convento delle suore e non riguarda più i terreni dei cittadini comuni di Beit Jala.
«La decisione della Corte – spiega il comunicato della Società di Saint Yves -, arriva dopo che il ministero della Difesa aveva mandato una comunicazione ai promotori della petizione, nel tardo mese di aprile». Il ministero, con questa comunicazione, manifestava l’intenzione di iniziare comunque a costruire il muro nella parte orientale del tracciato pianificato. Una sezione del muro sarebbe così stata edificata sul territorio di proprietà dei cittadini di Beit Jala. Il ministro della Difesa aveva dichiarato che la decisione presa dalla Corte in aprile non annullava la costruzione del muro. Secondo il ministero, la decisione dell’Alta Corte puntava al mantenimento della continuità territoriale tra il convento salesiano e il monastero e il possibile accesso ai luoghi religiosi. In altre parole, il ministero della Difesa proponeva di non costruire il muro sul territorio dei monasteri e sulle loro terre; ma di costruirlo comunque nel resto della valle. Di seguito a questa comunicazione del ministero, l’avvocato Ghiath Nasser, che rappresenta la municipalità di Beit Jala e i cittadini titolari di terreni, aveva inviato una richiesta all’Alta Corte asserendo l’oltraggio alla decisione della Corte e chiedendo alla Corte di emettere un’ingiunzione formale. Il tribunale, alla fine dei conti, non ha dato retta all’avvocato Nasser,
«Con la sua decisione di lunedì scorso – spiega il comunicato della Società di Saint’Yves -, la Corte ha di fatto confermato la posizione del Ministero della Difesa, rigettando la richiesta dei titolari della petizione». La Società di Saint Yves, che condanna la decisione della Corte sottolinea che «questa decisione creerà una situazione che sarà causa di un grave danno ai monasteri, ai cittadini locali e ai titolari di terreni nella valle del Cremisan».