Il cardinal Sandri in Iraq: «Cristiani traditi dal silenzio e inazione del mondo»
Si conclude oggi un breve viaggio in Iraq del prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale Leonardo Sandri. A Baghdad il porporato ha incontrato il capo dello Stato e il primo ministro, ai quali ha espresso il punto di vista della Santa Sede. A Erbil ha manifestato solidarietà ai profughi cristiani costretti a lasciare le loro case dall'avanzata del sedicente Stato Islamico.
(mb/com) – Indignazione e denuncia nelle parole che il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, cardinale Leonardo Sandri, ha rivolto ieri mattina ai fedeli riuniti a Duhoc, nella piana di Ninive, penultima tappa del viaggio intrapreso l’1 maggio e che si conclude oggi in Iraq: non c’è solo il tradimento «di coloro che hanno assalito e preso le case e i beni, che hanno profanato i templi ove si insegna la pace» e «che hanno violentato e preso la giovinezza di bambini e ragazze per le loro basse soddisfazioni». Il tradimento, infatti, ha denunciato il porporato nella Messa celebrata con la comunità assira nel Kurdistan, secondo quanto reso noto da una nota del dicastero, «è anche il silenzio durato troppo a lungo della comunità internazionale, o l’abbandono delle forze nazionali e regionali che inizialmente avevano offerto garanzie di protezione».
Accompagnato da una delegazione della Roaco, la rete di agenzie umanitarie della Santa Sede per i fedeli delle Chiese orientali che sta pianificando una serie di progetti caritativi nel Paese, il cardinale Sandri ha detto di essere venuto «per scuotere le coscienze talora intorpidite del nostro Occidente. Innanzi a voi e insieme a voi diciamo al Signore: Misericordia, perdono, pietà!». La visita, che fa seguito a quella del dicembre 2012, ha toccato per i primi tre giorni la capitale federale, Baghdad, per poi raggiungere nella giornata di ieri quella del Kurdistan iracheno, Erbil.
L’altroieri, durante l’incontro fra il prefetto e il presidente della Repubblica irachena, Fuad Masum, quest’ultimo ha invitato papa Francesco a visitare l’Iraq «non appena le condizioni lo permettano» e lo ha ringraziato per avere «sin dall’inizio levato la sua voce per condannare le violenze e chiesto la tutela in particolare per la comunità cristiana e le altre minoranze». Con il porporato ha anche «riaffermato la consapevolezza che i cristiani sono da millenni nel Paese e ne sono a pieno titolo cittadini», ribadendo che «chi in questi mesi sta usando violenza e devastazione vuole rendere l’Iraq un centro per la destabilizzazione dell’intera area».
Nell’incontro del 3 maggio sera con il primo ministro, lo sciita Haider al Abadi, Sandr ha ribadito la preoccupazione della Santa Sede per «l’avanzata dell’Isis (il sedicente Stato Islamico – ndr), con le violenze, la vendita di donne e bambini, la persecuzione delle minoranze prima e ora anche di sciiti e sunniti: nei fatti, si tratta di un’ideologia estremista che intende annientare tutto ciò che non coincide con la propria visione». Il cardinale ha riaffermato l’importanza di far sì che «le predicazioni non favoriscano in alcun modo le forme di ideologia ed estremismo e i paesi che in questo senso potrebbero aver taciuto devono ora avere un sussulto di consapevolezza e collaborazione per porre fine a questa pagina della storia». Dal canto suo il premier, secondo quanto riferisce una nota della Congregazione delle Chiese orientali, «ha sottolineato che mentre all’inizio si contavano nelle file dell’Isis numerosi combattenti iracheni, ora sono molto diminuiti avendo compreso la natura perversa del fenomeno, con una polarizzazione politica e religiosa».
Nel corso della Messa celebrata nella cattedrale caldea di san Giuseppe a Baghdad il cardinale aveva stigmatizzato la cecità «di tanti combattenti che imperversano tra l’Iraq e la Siria, e credendo di compiere un atto di religione, sfigurano la propria dignità umana e quella di coloro che subiscono i loro oltraggi. Dobbiamo dire con coraggio che questa non è e non può rimanere una condizione duratura, vogliamo confidare che nel profondo del cuore anche di ciascuno di loro, delle guide come dei militanti, possa agitarsi un sussulto che porti un giorno a riconoscere il proprio accecamento e a voler cambiare vita e ad impegnarsi per costruire anziché per distruggere e annientare». Ma affinché ciò accada, «ognuno deve fare la sua parte: coloro che hanno potere sulle Nazioni perché si cerchi e si serva il bene comune e non gli interessi di parte che creano oggi nuovi blocchi contrapposti, il cui peso è però portato sempre e soltanto dai piccoli e dai poveri».
Il cardinal Sandri ha trascorso gli ultimi due giorni del suo viaggio iracheno ad Erbil, dove la Conferenza episcopale italiana sta partecipando alla costruzione di un’università cattolica, con lo stanziamento di due milioni e 600 mila euro.
Intervenendo la settimana scorsa alla due giorni promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla diocesi di Bari sul futuro dei cristiani del Medio Oriente, Sandri aveva stigmatizzato ancora una volta la scomparsa di quella convivenza fra comunità cristiane, musulmane ed ebraiche del Medio Oriente che oggi «vediamo non solo messa in pericolo, ma di cui sembra già in atto – speriamo in modo non inarrestabile – un vero e proprio smantellamento, oppure, in un’altra non condivisibile ipotesi, una riorganizzazione degli stati su base confessionale».