Narrare, resistere, rinascere: il Forum internazionale del Cairo sul romanzo arabo
Dal 15 al 18 marzo si è tenuta la sesta edizione del Forum internazionale del Cairo sul romanzo arabo, un grande convegno che ha riunito oltre duecento scrittori, critici letterari e giornalisti provenienti da tutti i paesi arabi e da molte altre nazioni. Nei lavori e nei dialoghi informali sono tornati alla luce temi cruciali come il fondamentalismo religioso, il dispotismo e i giovani.
Dal 15 al 18 marzo si è tenuta la sesta edizione del Forum internazionale del Cairo sul romanzo arabo, un grande convegno organizzato e ospitato dal Consiglio supremo per la cultura che ha riunito più di duecento scrittori, critici letterari e giornalisti provenienti da tutti i paesi arabi e da molte altre nazioni. Per il mondo culturale arabo è stata una grande occasione di incontro, scambio di idee, rafforzamento di relazioni e progettazione per il futuro, ma anche un momento simbolico di resistenza e rinascita di fronte ai recenti conflitti della regione araba. Le opinioni sui sussulti egiziani degli ultimi anni sono discordi, c’è chi li definisce rivoluzione e chi si rifiuta categoricamente di dar loro tale importanza, ma non c’è dubbio che, indipendentemente dal nome che si sceglie per il processo che si è messo in moto nel 2011, questo costituisca una cesura percepibile ovunque, incluso nell’ambiente culturale. Così è stato anche per il Forum del Cairo.
Durante la cerimonia di apertura, due dei più grandi critici del mondo arabo, Salah Fadl e Muhammad Barrada, hanno sollevato i temi che avrebbero continuato a risuonare, più o meno sommessamente, anche nei giorni successivi del Forum, sia nelle discussioni ufficiali sia nei “corridoi”. Salah Fadl ha evidenziato come la ripresa delle attività del Forum – dopo cinque anni di interruzione – e il grande vertice economico che aveva luogo negli stessi giorni a Sharm el-Sheykh, rappresentassero l’uno la rinascita spirituale e l’altro quella materiale dell’Egitto, che tentava così di ristabilire il proprio ruolo guida nel mondo arabo. Fadl ha inoltre sottolineato il sollievo per il mancato successo del progetto islamista in Egitto, sentimento largamente condiviso nell’ambiente culturale del Paese e fra i partecipanti del Forum. Come dimenticare che la rivolta del 30 giugno 2013 contro Mohammed Morsi fu preceduta da una rivolta più piccola (poi riassorbita nella protesta di massa) del mondo dell’arte e della cultura, il cui epicentro era stato proprio il luogo di questo convegno? Attori, musicisti, ballerini, scrittori e altri artisti avevano occupato per giorni gli spazi esterni dell’Opera House, protestando contro il “riordinamento” della cultura annunciato dal ministro nominato dal Presidente islamista.
Muhammad Barrada, tuttavia, ha voluto ricordare che oltre allo sfruttamento ideologico della religione esistono altre domande impellenti e scottanti, alle quali il mondo arabo, insieme ai suoi intellettuali, deve rispondere oggi: domande legate a regimi tirannici che non rispettano né la persona umana né la democrazia, a conflitti civili sanguinosi, alla necessità di un rinnovamento del pensiero in tutti i campi.
Ma durante il Forum si è anche potuto intravedere un terzo filo rosso, che non poteva certo mancare: i giovani e le loro istanze di rinnovamento. Il boom di romanzi, molti dei quali scritti da giovani autori, saltava all’occhio, così come la sperimentazione di queste opere. Tuttavia, questa esuberante creatività giovanile non sempre è accolta con benevolenza. Talvolta è addirittura liquidata con malcelato disprezzo da alcuni esponenti delle generazioni più mature e istituzionalizzate, e si vengono a delineare i tratti di un conflitto generazionale già chiaramente emerso con la rivoluzione. Al Forum, per esempio, questo conflitto si è rivelato con l’intervento del professor Sayed Fadl, che ha affermato di aver letto una cinquantina di romanzi di giovani autori, quasi tutti attratti dal tema della rivoluzione, ma di non averci trovato nulla di interessante, giudizio che ha causato una discreta ribellione fra il giovane pubblico presente in sala. Per non parlare del calorosissimo applauso ricevuto dal grande scrittore Bahaa Taher, ormai ottantenne, che nel ricevere il premio del Forum si è detto dispiaciuto che quest’ultimo non fosse stato assegnato a un giovane, o che per lo meno non ci fosse stata una competizione con un autore giovane, dichiarando inoltre che avrebbe devoluto una parte della somma ricevuta proprio a un giovane scrittore.
Fondamentalismo religioso, dispotismo e giovani. I tre temi cruciali che sono stati al centro delle rivolte arabe, e che sono ancora al centro del dibattito arabo, non potevano non affiorare anche a questo Forum. E proprio quando stava ormai volgendo al termine, tanto per ricordare (sempre che ce ne fosse bisogno) l’enorme sfida che il mondo arabo si trova ad affrontare oggi, è giunta la terribile notizia dell’attentato a Tunisi. Pertanto, il Forum si è chiuso con le parole del segretario generale del Consiglio supremo per la cultura, Mohamed Afifi, che ha ribadito il ruolo essenziale di quest’ultima nella lotta al terrorismo e all’estremismo, dando a tutti appuntamento al 2017 per la settima edizione del Forum.