In Egitto mancano pochi giorni a un processo che sarà come una cartina di tornasole sulla libertà di espressione nel Paese. Il 28 gennaio, infatti, la scrittrice e poetessa egiziana Fatma Naut, popolare volto televisivo, dovrà rispondere in tribunale dell’accusa di vilipendio della religione islamica per aver espresso pubblicamente la sua contrarietà ai sacrifici animali.
(c.g.) – In Egitto mancano pochi giorni a un processo che sarà come una cartina di tornasole sulla libertà di espressione nel Paese. Il 28 gennaio, infatti, la scrittrice e poetessa egiziana Fatma Naut, popolare volto televisivo, dovrà rispondere di fronte a un tribunale del Cairo dell’accusa di vilipendio della religione islamica.
Il delitto che le viene imputato è la pubblicazione sulla sua pagina Facebook (che vanta oltre 44 mila mi piace) di alcune dichiarazioni «sacrileghe», in occasione della festa religiosa di Eid Al Adha. La festività musulmana ricorda la memoria dell’offerta di Ismaele da parte del padre Abramo e, soprattutto, del provvidenziale salvifico intervento divino. Per commemorare l’avvenimento, ogni anno in tutto il mondo islamico vengono sgozzati animali in gran numero, specialmente pecore, capre e vitelli. Nel 2014 l’Eid Al Adha cade il 4 ottobre. Qualche giorno prima, Fatma Naut scrive sulla sua pagina Facebook: «Migliaia di creature innocenti verranno condotte al più grande massacro compiuto da esseri umani». Spiega la Naut: «Ogni anno c’è un massacro perché un brav’uomo ha avuto un incubo a proposito del suo buon figlio; e sebbene l’incubo sia passato senza conseguenza per il buon uomo e per il figlio, gli animali pagano con la loro vita il prezzo di questo sacro incubo».
Questi commenti hanno sollevato, come era prevedibile, ondate di critiche in Egitto. Tanto che il giorno successivo alla pubblicazione, Naut si affretta a puntualizzare: «Sono musulmana ma non posso sopportare la perdita di nessuna anima, fosse anche quella di una piccola formica. Che Allah mi ritenga responsabile di questo, Lui che è il mio Creatore».
Fatma Naut è già un simbolo di libertà intellettuale, in Egitto, come racconta fra Mamdouh Chéhab Bassilios nella sua rubrica Taccuino Egiziano nel numero di gennaio-febbraio 2015 della rivista Terrasanta: «Nonostante la sua fede musulmana, la scrittrice è nota oggi per non tralasciare occasione di schierarsi in difesa della causa copta – spiega fra Mamdouh –, convinta che i cristiani in Egitto non godano completamente dei diritti che spettano ad ogni cittadino, indipendentemente dalla religione. Il coinvolgimento di Fatma Naut nella causa copta nasce dalla sua storia personale. Lo racconta lei stessa: “Sono cresciuta in una scuola cristiana che aveva una chiesa ed una moschea. Lì ho imparato l’amore assoluto verso tutti … ho imparato anche che forte è colui che è capace di amare persino i nemici, come fece Cristo Signore (parole sue)… Nella mia scuola mi hanno insegnato che la religione appartiene a Dio e la patria è per tutti; e a Dio vanno le cose di Dio mentre a Cesare vanno le cose di Cesare. Ho letto il Vangelo e l’Antico Testamento in età molto precoce. Amo gli insegnamenti di Cristo… Sono innamorata del Vangelo alla follia. Lo dico con gioia e con orgoglio”».
La legge che regola l’oltraggio alla religione è in vigore dai tempi del presidente Hosni Mubarak (al vertice dello Stato dal 1981 al 2011) e prevede pene che vanno dai 6 mesi ai cinque anni di reclusione oltre a pesanti multe. Dal 2011 ad oggi i processi motivati da accuse di oltraggio alla religione sono drammaticamente aumentati. L’Organizzazione egiziana per i diritti della persona (The Egyptian Initiative for Personal Rights, Eipr) ha espresso preoccupazione sulla «crescente frequenza dei processi di diffamazione religiosa che hanno come imputati minoranze religiose» e ha affermato che le autorità dovrebbero intervenire per fermare questo fenomeno che «danneggia la cittadinanza e le garanzie della libertà religiosa».
La Naut ha dichiarato che il suo deferimento al tribunale è il «prezzo che pagano coloro che portano la fiaccola dell’illuminismo di ogni era» e ha aggiunto che la sua vicenda è ora nelle mani di «giudici onesti» e che accetterà il loro verdetto.