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Udienza di fine anno del presidente israeliano ai leader cristiani

Terrasanta.net
31 dicembre 2014
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Udienza di fine anno del presidente israeliano ai leader cristiani
Foto di gruppo del presidente israeliano Reuven Rivlin (al centro) con i leader religiosi cristiani, il 30 dicembre 2014. (foto Kobi Gideon/GPO)

Anche il nuovo presidente di Israele, Reuven Rivlin, ha riconfermato la consuetudine di ricevere a fine dicembre i capi religiosi delle comunità cristiane che vivono sul suolo israeliano. A nome della delegazione cristiana il patriarca greco-ortodosso Teofilo III ha parlato di dialogo. Il presidente si è soffermato, invece, sull'estremismo dilagante in Medio Oriente.


(g.s.) – Anche il nuovo presidente di Israele, Reuven Rivlin, ha riconfermato la consuetudine di ricevere a fine dicembre i capi religiosi delle comunità cristiane che vivono sul suolo israeliano.

Il ricevimento, presso la residenza ufficiale del capo dello Stato, si è svolto nella mattinata del giorno 30, a cavallo tra il Natale dei cattolici di rito latino e quello delle Chiese orientali, oltre che a poche ore dall’inizio del 2015.

Il saluto al presidente Rivlin è stato pronunciato, a nome dei novi leader cristiani presenti, dal patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, il quale ha messo al centro del suo discorso il tema del dialogo, non prima di aver ribadito ancora una volta che «tutte le Chiese condannano ogni violenza, ogni atto di terrorismo o tentativo di perseguitare individui e comunità». «Condanniamo inoltre – ha detto il patriarca – tutti i crimini commessi verso santuari, luoghi di culto, cimiteri ed altri luoghi sacri».

Teofilo ha preso spunto dal dialogo tra Dio e gli uomini, che in Terra Santa ha raggiunto, nella storia della salvezza, una speciale intimità. «Qui la storia sacra e l’eternità si sono incontrate. Nel dialogo divino-umano noi abbiamo il paradigma per il nostro dialogo tra le nostre diverse tradizioni di fede e i nostri popoli. Nelle vicende umane, quindi, il dialogo non è un’opzione (fra le altre), ma un’intrinseca responsabilità. Dove c’è vero dialogo, la luce divina risplende», ha osservato il capo della delegazione cristiana.

Il patriarca ha chiosato: «Per edificare una società basata sulla pace, la giustizia e la riconciliazione, abbiamo imparato la potenza del dialogo. Impegnarsi in un dialogo costruttivo non significa che dobbiamo risolvere ogni questione, o raggiungere un pieno consenso su ogni materia. La forza del dialogo sta precisamente nei frutti che porta. E il primo frutto di un genuino dialogo è uno spirito di comprensione più profonda. Il dialogo riduce le tensioni, sradica i pregiudizi e promuove la compassione. Questi frutti sono essenziali per la buona salute di una comunità umana».

Certo, ha riconosciuto Teofilo, anche le stesse comunità cristiane in Terra Santa hanno ancora da affinare il dialogo tra loro, ma un cammino è stato fatto «per sradicare animosità e pregiudizi e per guarire le memorie del passato». Benché il lavoro continui, e ci sia ancora molto da fare, il patriarca si compiace dei risultati ottenuti e cita come frutto importante l’incontro del maggio scorso tra Papa Francesco e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo nella basilica del Santo Sepolcro.

Stando ai comunicati ufficiali, il presidente Rivlin ha menzionato le persecuzioni in corso contro le minoranze religiose in Medio Oriente – chiaro, anche se non esplicito, il riferimento allo Stato Islamico – e ha detto: «A causa della loro fede centinaia di migliaia di persone sono esiliate, convertite a forza, attaccate e brutalmente uccise. C’è una guerra contro l’estremismo. C’è una guerra scatenata da chi innalza il vessillo della distruzione e dell’odio contro chi invece proclama la libertà di culto e la coesistenza».

Rivlin ha poi concluso il suo discorso con gli auguri: «Possiamo, noi cristiani, musulmani ed ebrei, figli d’Abramo, insieme con tutti coloro che professano fedi differenti, vedere il compimento della visione del profeta Isaia, secondo cui “un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, e non ci sarà più la guerra”. Che il 2015 possa essere un anno di amicizia e collaborazione. Che sia un anno di comprensione e rispetto reciproci».

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