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La tivù del Papa

Giampiero Sandionigi
31 dicembre 2014
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La tivù del Papa

Da tre decenni ormai le telecamere del Centro Televisivo Vaticano (Ctv) documentano passo passo l'attività del Pontefice per riproporre i suoi gesti e le sue parole ai media di tutto il mondo. Con la diffusione sempre più pervasiva di Internet, il ruolo del Ctv – istituito ufficialmente nel 1983 – assume sempre maggior rilievo. Un libro, in due lingue, ne racconta la storia.


Quando il Papa è in sede a Roma, come quando viaggia in Italia o in ogni parte del mondo è costantemente tallonato da almeno un cameraman che riprende tutti i suoi incontri pubblici (e non pochi momenti della vita privata). Da tre decenni ormai le telecamere del Centro Televisivo Vaticano (Ctv) documentano passo passo l’attività del Pontefice per riproporre i suoi gesti e le sue parole ai media e ai fedeli di tutto il mondo. Con la diffusione sempre più pervasiva di Internet, e la possibilità di veicolare anche contenuti video in modo capillare, il ruolo del Ctv – istituito ufficialmente da san Giovanni Paolo II nell’autunno del 1983 – assume sempre maggior rilievo, accanto a quello di Radio Vaticana. Il libro Telecamere su San Pietro, curato dall’attuale direttore del Centro il suo attuale direttore, mons. Dario Edoardo Viganò, e dato alle stampe nel 2013 vuole ricapitolare il cammino fin qui percorso dal Ctv. Lo fa con il contributo di 13 autorevoli firme – dal critico televisivo Aldo Grasso al portavoce vaticano padre Federico Lombardi – grazie ai quali possiamo mettere a fuoco un interessante «dietro le quinte» della Curia romana nel corso dei tre ultimi pontificati.

Grasso ripercorre passo passo la storia e l’archeologia del Ctv, rammentando che il rapporto tra Vaticano e televisione risale agli albori della Rai, la tivù di Stato italiana che proprio da piazza San Pietro si misurò con le sue prime eurovisioni e che nel gennaio 1964 coprì il viaggio di Paolo VI in Terra Santa con grande dispiegamento di uomini e mezzi. Determinante, per la nascita e la crescita del Ctv fu, come detto, Giovanni Paolo II con la sua missionaria determinazione a evangelizzare i confini del mondo anche grazie ai media, primo fra tutti il mezzo televisivo.

Federico Ruozzi firma un saggio dedicato all’audiovisivo come fonte storica. Con l’avvento del cinema prima e della televisione poi, nel corso del Ventesimo secolo si è venuta creando «una videoteca di immagini e parole che lo storico della Chiesa del Novecento non può permettersi di ignorare», osserva il docente di Visual History all’Università di Modena e Reggio Emilia. Anche se lo storico attrezzato non dimentica, dice Ruozzi, l’avvertimento di Jérôme Bourdon: «la televisione non è una radiografia della società» e negli archivi audiovisivi, come negli altri, non c’è tutto, ma solo ciò che qualcuno – persona fisica o istituzione – ha deciso di includervi.

Non possiamo qui ripercorrere tutte le pagine del volume, che certamente risveglia l’interesse degli addetti ai lavori anche laddove si sofferma sull’evolversi del Ctv sotto il profilo della dotazione tecnologica. Segnaliamo soltanto, prima di chiudere, i saggi firmati da Enriqe Fuster e da Ruggero Eugeni e Paolo Peverini che analizzano la narrazione televisiva curata dal Ctv di momenti salienti per la vita della Santa Sede, come il congedo degli ultimi due predecessori di Papa Bergoglio e i conclavi del 2005 e del 2013.

Il volume è bilingue: tutti i contenuti sono proposti in italiano e in inglese.


Dario Edoardo Viganò (a cura di)
Telecamere su San Pietro
I trent’anni del Centro Televisivo Vaticano
Vita e Pensiero, Milano 2013
pp. 328 – 25,00 euro

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