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Suleiman, l’uomo delle stelle

Carlo Giorgi
28 novembre 2014
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Suleiman, l’uomo delle stelle
La volta celeste trapuntata di stelle.

«Nel dicembre 2008, quando Israele lancia l’operazione militare su Gaza, sto lavorando per la Nasa, l’agenzia spaziale americana. All’improvviso m’informano che la mia casa è stata bombardata. Poi, per dieci ore, non so più nulla. Sono i momenti più difficili della mia esistenza… Infine la notizia che mi cambia per sempre la vita: mio figlio Ibrahim, di 12 anni, è stato ucciso».

Suleiman Baraka è un astronomo palestinese di fama internazionale. Oggi è titolare della cattedra di astrofisica e astronomia dell’Unesco, in Palestina. Ma il suo curriculum di studi – condizionato dalla storia difficile del suo Paese – segue un’orbita decisamente irregolare: dagli anni Ottanta ad oggi passa dall’impegno universitario a quello politico; per poi tornare agli studi accademici che lo portano alla Nasa. Suleiman diventa, anno dopo anno, l’«uomo delle stelle» della Striscia di Gaza. Fino al 2008, quando muore Ibrahim.

«In quel momento ho preso la decisione di lasciare la Nasa e di tornare in patria – racconta Suleiman -. Ironicamente, qualche mese prima, alla fine di una conferenza tenuta in Francia, avevo invitato una famiglia israeliana a venire e vivere a casa mia, condividendo il mio appartamento, dove i nostri bambini avrebbero potuto giocare insieme…».

Quando Suleiman raggiunge la sua famiglia, Gaza è in macerie, straziata dalle ferite delle bombe e dai lutti per i morti. Una volta arrivato però, l’astronomo compie un gesto che non ha nulla a che fare con la guerra. Incontra i compagni di classe del figlio. Scesa la sera, parla loro della volta celeste, li mette davanti all’obiettivo del suo telescopio e gli fa ammirare lo splendore delle stelle. «Sono tornato unicamente per insegnare astronomia agli amici di Ibrahim – racconta Suleiman – e per mostrare loro quanto sia bello il cielo. Sono convinto che il miglior modo per opporsi a uno Stato che bombarda i bambini è di insegnare loro l’astronomia, perché la vera umanità è capace di condividere un unico cielo, la luna e le stelle».

Il progetto di pace di Suleiman Baraka, legato all’insegnamento dell’astronomia, anno dopo anno prende forma: grazie ai suoi sforzi, dal 2012 l’Unesco finanzia in Palestina la prima cattedra in astronomia del mondo arabo. Una cattedra condivisa da tre università palestinesi, quella di Al Aqsa, l’Università islamica e l’università Al-Azhar. Decine di studenti stanno seguendo i corsi ed entro pochi anni potrebbero laurearsi i primi astronomi locali. La cattedra dispone di sette telescopi, due dei quali sono stati inviati alle università di Al Najab e di Birzeit perché anche là si possa osservare la volta celeste. Non solo: Suleiman in questi anni è riuscito a fondare quattro circoli di astronomi amatoriali, due nella Striscia di Gaza e due in Cisgiordania. E sono circa tremila le persone che oggi in Palestina li frequentano.

Purtroppo però il cielo di Gaza è da anni un campo di battaglia. Per colpire le città israeliane, dalla Striscia partono, tra un cessate il fuoco e l’altro, a migliaia i razzi delle milizie islamiche vicine ad Hamas. Israele risponde bombardando, in operazioni militari che hanno avuto il loro culmine nel 2008 (operazione Piombo fuso), nel 2012 (operazione Pilastro di difesa) e, pochi mesi fa, nel 2014 (operazione Margine di protezione), causando tra i palestinesi migliaia di morti e molte decine di migliaia di sfollati.

«Tutti, qui a Gaza, pensano che il cielo sia solo una fonte di distruzione e di morte – spiega Suleiman -. Se chiedi a un bambino: cosa vedi se guardi il cielo? Risponderà: un F16 o un elicottero Apache. Io voglio lavorare per cambiare questa percezione. Là fuori, nel cielo, ci sono stelle bellissime e affascinanti, nebulose e pianeti… È stato incredibile vedere come, immediatamente, solo usando un telescopio, è cambiata l’idea delle persone a proposito del cielo. Un telescopio per la gente di Gaza rappresenta una porta di libertà e di pace. Una finestra attraverso cui vedere il meraviglioso universo. Una strada di speranza e di ispirazione per tutta la comunità».

D’altra parte, gli abitanti di Gaza e di tutta la Terra Santa, hanno da sempre contemplato il cielo traendone le ispirazioni migliori. Il Corano parla delle stelle, del sole e della luna, dono dell’amore di Dio, descrivendone la bellezza. E la Bibbia lega la promessa di Dio proprio alle stelle, come ricorda la Genesi (22,17): «Io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare». Stelle del cielo e sabbia del mare, elementi della creazione di cui proprio gli abitanti di Gaza hanno un’esperienza diretta.

Anche Suleiman, da parte sua, deve la sua passione per il cielo proprio al fatto di essere vissuto a Gaza, e non altrove: «Le stelle per me sono sempre state di grande ispirazione. Da bambino vivevo in campagna – racconta l’uomo delle stelle -: a Gaza abbiamo 360 giorni all’anno un cielo senza nuvole che di notte si riempie di stelle; avevo dieci anni quando, per la prima volta abbiamo avuto la luce elettrica in casa. A causa del caldo, non avendo aria condizionata, spesso si dorme all’aperto e si guarda il cielo prima di dormire. I miei riferimenti alle stelle erano i sogni infantili e le storie dei bambini. C’erano molte storie che si raccontavano nelle nostre campagne sui nomi delle stelle e la loro influenza sulla vita degli uomini. Era avvincente e liberava le nostre menti. Così a 16 anni ho deciso di studiare fisica. Mi affascinavano i segreti e la magia della matematica e gli studi andarono bene. Per la laurea triennale, all’università, decisi di portare un lavoro sui buchi neri. Nella nostra università non c’era il dipartimento di astrofisica. Per questo venni seguito da tre differenti professori in tre differenti università. Più tardi ho aperto gli orizzonti e i miei grandi maestri sono diventati Galileo, Keplero e Einstein. La vita sotto occupazione limita il nostro orizzonte – conclude Suleiman -. L’unico orizzonte libero, per noi, è il cielo».

 


 

Un curriculum «astronomico»

Diplomatosi a Gaza, Suleiman Baraka negli anni Ottanta segue i corsi di astronomia all’università Al Quds di Gerusalemme Est. Avrebbe l’occasione di frequentare un dottorato di ricerca in astrofisica, in Australia, ma – privo di un passaporto palestinese a causa dell’occupazione israeliana – gli viene negato il visto e così non può più partire. Sull’onda della prima intifada decide di dedicarsi alla politica. Viene imprigionato dall’autorità israeliana e, tornato libero, riveste cariche di responsabilità nella società palestinese. Nel 2000, deluso dal fallimento degli accordi di pace, decide di seguire la sua prima passione: le stelle. Si specializza in Francia e continua gli studi in scienze dello spazio in diversi Paesi europei. Fino all’approdo, nel 2008, alla Nasa. Dopo la morte del figlio Ibrahim, nel 2009 torna a Gaza per impegnarsi in percorsi di pace, attraverso la diffusione dell’astronomia.

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