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Al Vittoriano di Roma una finestra sul cristianesimo in Medio Oriente

Lucia Balestrieri
22 settembre 2014
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Al Vittoriano di Roma una finestra sul cristianesimo in Medio Oriente
Uno scorcio della mostra Parabole d'Oriente.

119 foto d’autore per narrare le tradizioni millenarie e le tragedie attuali di circa 12 milioni di cristiani della sponda sud-orientale del Mediterraneo, sparpagliati tra Egitto, Palestina, Israele, Giordania, Siria, Turchia ed Iraq. È la mostra Parabole d’Oriente, il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio, allestita nella Gipsoteca del Vittoriano, a Roma.


Centodiciannove foto d’autore per narrare le tradizioni millenarie e le tragedie attuali di circa 12 milioni di cristiani della sponda sud-orientale del Mediterraneo, sparpagliati tra Egitto, Palestina, Israele, Giordania, Siria, Turchia ed Iraq. Nella mostra Parabole d’Oriente, il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio allestita nella Gipsoteca del Vittoriano (l’Altare della Patria – ndr) a Roma e visitabile fino al primo ottobre prossimo, le immagini delle piccole minoranze cristiane, a rischio di sopravvivenza e sotto la spada del radicalismo islamico, commuovono e interrogano la coscienza.

Nelle prime sale, ci si immerge nelle scene di vita  quotidiana catturate dal fotografo Michele Borzoni, durante gli ultimi tre anni. Scatti di intensa bellezza che ritraggono le comunità cristiane in preghiera nei loro luoghi di culto più cari o nell’intimità delle case e dei cortili. Alcune immagini provocano fitte di dolore: come una foto scattata nel 2013 a Qaradosh, cittadina al confine tra l’Iraq e il Kurdistan iracheno. Si vede una folla di cristiani, uomini, donne in abiti laici, bambini davanti a un muro del locale monastero dove – secondo un’antica tradizione – una volta all’anno appaiono le ombre di una madre e dei suoi sette figli martirizzati nel XIV secolo per essersi rifiutati di convertirsi all’Islam. È passato solo un anno e quella Qaradosh cristiana non esiste più, martirizzata a sua volta, cancellata dall’avanzata del califfo nero Al Baghdadi e dall’ignavia dell’Occidente che si è accorto con colpevole ritardo di ciò che stava accadendo.

Nella seconda sezione della mostra, le foto messe a disposizione dalle grandi agenzie internazionali di informazione (Reuters, Associated Press ecc) mostrano lo scempio dei cristiani d’Oriente, dalle macerie della città cristiana di Maaloula in Siria alle bombe contro le chiese in Iraq o in Egitto. Un documentario in bianco e nero ricorda anche il genocidio armeno in Turchia nel 1915, evento che segnò – ricorda l’autore dei testi della mostra, Andrea Milluzzi – «il declino nei rapporti tra cristiani e musulmani in Medio Oriente».

La rassegna fotografica, curata da Renata Ferri, è stata patrocinata dal Pontificio consiglio della cultura, promossa dall’ambasciata d’Armenia presso la Santa Sede e dalla Comunità di Sant’Egidio e organizzata da Zona. L’ingresso, gratuito, è dalle 9.30 alle 18.30 dal lunedì al giovedì e dalle 9.30 alle 19.30 il venerdì, sabato e domenica.

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